La primavera di Praga by Enzo Bettiza

La primavera di Praga by Enzo Bettiza

autore:Enzo Bettiza [Bettiza, Enzo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2007-12-31T23:00:00+00:00


Praga 9 agosto. La manifestazione con cui tutta Praga ha voluto festeggiare l’arrivo di Tito, giunto il pomeriggio alle cinque, ha assunto subito l’implicito carattere di una imponente dimostrazione in favore delle libertà democratiche e contro la Russia. Dal 1945, dal giorno della liberazione, non s’era mai vista dilagare per le strade una marea a ondate così impetuose. La folla è straripata lungo il percorso ufficiale del corteo, si è quindi riversata e concentrata davanti al castello di Hradčany, dove alloggerà Tito ospite del presidente Svoboda; infine, dopo aver fatto saltare con la sua pressione un grande cancello di ferro, dietro il quale dominavano il Paese Gottwald e Novotný, è riuscita a penetrare nell’antica e un tempo regale cittadella. Le acclamazioni a Tito, richiesto in coro di affacciarsi al balcone per tenere il discorso che tutti davano per certo, si sono fatte sempre più alte riempiendo gli spazi di un solo grido reiterato: «Tito! Dubček! Svoboda!». Gridando il nome del presidente (Svoboda in boemo vuol dire libertà), appariva chiaro il significato che la folla desiderava attribuire all’incontro fra i rinnovatori della politica cecoslovacca e il precursore delle rivolte antisovietiche.

Ciò che i più prudenti dirigenti cechi temevano, una dimostrazione popolare a carattere antirusso troppo marcato, è in definitiva avvenuto. Da un lato l’incontenibile giubilo di migliaia di giovani, vecchi, donne, operai, impiegati, tutti che invocavano festosamente Tito; dall’altro l’estrema cautela ufficiale, sia da parte cecoslovacca sia jugoslava. Tito è apparso serio e titubante al balcone. Il discorso che la folla aspettava si è risolto, come dirò più avanti, in una breve frase convenzionale: nient’altro che una frase. L’evento, insomma, è stato segnato dalla contraddizione tra l’entusiasmo di un popolo infervorato, che nella visita voleva vedere un determinante aiuto simbolico alle sue aspirazioni nazionali, e la prudenza di due partiti comunisti eterodossi che non volevano gettare benzina ma acqua sul fuoco.

Non era neppure chiaro se Tito veniva accolto dagli esponenti cechi nella sua veste di capo dello Stato jugoslavo oppure di capo del partito jugoslavo. Ufficialmente, egli è arrivato in qualità di dirigente della Lega dei comunisti, ma, già all’aeroporto, gli sono state tributate tutte le attenzioni formali degne di un governante supremo. Ad accoglierlo, assieme al praesidium ceco al completo, c’era anche il presidente della Repubblica Svoboda. L’onore delle armi del picchetto militare, gli inni nazionali, i ventun colpi di cannone hanno conferito alla cerimonia un carattere emblematico che andava ben al dilà di un semplice incontro interpartitico.



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