La terza dimensione delle mappe by Tim Marshall

La terza dimensione delle mappe by Tim Marshall

autore:Tim Marshall [Marshall, Tim]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2023-04-11T22:00:00+00:00


7. LA RUSSIA IN DECLINO

«La Terra è la culla dell’umanità, ma nessuno rimane per sempre nella culla.»

Konstantin Ciolkovskij, il «padre dei cosmonauti»

La navicella spaziale russa Sojuz-14M dopo l’atterraggio nei pressi della città di Zhezkazgan, Kazakistan, il 12 marzo 2015 (NASA/Bill Ingalls).

La Russia ha dimostrato la volontà e la capacità di scagliare razzi su aree civili densamente popolate, ma la perizia, riconosciuta a livello globale, con cui ha saputo lanciarli finora nello spazio potrebbe iniziare a perdere colpi. Le due cose sono collegate.

Nel febbraio del 2022, lo stesso giorno in cui le forze russe hanno invaso l’Ucraina, il governo statunitense ha annunciato sanzioni ad ampio raggio contro Mosca. Tra queste c’erano quelle destinate a «compromettere la sua industria aerospaziale, programma spaziale compreso», con embarghi su semiconduttori, laser, sensori e strumenti di navigazione.

Dmitrij Rogozin, allora capo dell’Agenzia spaziale russa, la Roscosmos, non si è scomposto più di tanto. Russia e Stati Uniti collaborano sulla ISS dal 1998, ma in un tweet ha chiesto ai suoi 800.000 follower: «Se metti fine alla cooperazione con noi, chi metterà al sicuro la ISS da un’uscita incontrollata dall’orbita con il conseguente rischio di caduta sul territorio statunitense o europeo?». I russi controllano la propulsione necessaria a impedire che la stazione ricada sulla Terra, mentre gli americani forniscono il sistema di supporto vitale.

Era la norma. In precedenza, Rogozin aveva messo in mostra le sue credenziali nazionaliste suggerendo che gli astronauti americani avrebbero dovuto provare a raggiungere la ISS sui trampolini, piuttosto che sui razzi russi, come ormai facevano da alcuni anni. Il giorno dopo l’imposizione delle sanzioni ha cambiato veicolo, dicendo: «Lasciate che volino su qualcos’altro: su un manico di scopa, magari».

Tre settimane dopo, la risposta USA è arrivata da SpaceX. La società di Elon Musk stava già lavorando per fornire il suo servizio Internet satellitare Starlink in Ucraina, come abbiamo visto. Il 7 marzo, un razzo SpaceX Falcon 9 che trasportava un lotto di satelliti era a pochi secondi dal decollo, quando gli spettatori che assistevano alla diretta dell’evento hanno sentito l’anonimo direttore del lancio dire al suo team: «È ora di far volare la scopa americana e di sentire un po’ il suono della libertà».

Il signor Rogozin ha quindi dato dell’imbecille al veterano dello spazio statunitense Scott Kelly, ha lasciato intendere che la Russia avrebbe potuto abbandonare un astronauta della NASA sulla ISS e ha pubblicato riprese video di tecnici che coprivano con del nastro adesivo la bandiera americana su un razzo Sojuz. E Kelly, di rimando: «Senza quelle bandiere [perché sono state coperte anche quelle di altre nazioni] e la valuta estera che portano, il tuo programma spaziale non varrà un accidente. Forse potresti trovare un lavoro da McDonald’s, ammesso che ci sia ancora un McDonald’s in Russia». No, non ce ne sono più.

Se su un certo piano si è trattato di una commedia grottesca, su un altro stavamo assistendo al collasso di una partnership spaziale consolidata da decenni, che ha posto fine a una relazione positiva per la scienza, per la distensione e per l’umanità nel suo complesso.



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