Laicità by Dario Antiseri

Laicità by Dario Antiseri

autore:Dario Antiseri
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rubbettino Editore


Il miraggio della ricerca di «fundamenta inconcussa»

Il furto, l’incesto, l’uccisione dei figli e dei padri, tutto ha trovato posto tra le azioni virtuose […]. Singolare giustizia che ha come confine un fiume! Verità di qua dei Pirenei, errore di là.

BLAISE PASCAL

1. Il ricercatore scientifico: un realista critico senza certezze assolute

NOTEVOLI SONO I MERITI dell’antropologia culturale con l’attenzione prestata alla «logica» delle culture «altre», per lo sforzo teso alla comprensione dei «diversi», e per il conseguente atteggiamento di rispetto generato da questa più diffusa comprensione. Qua giunti, tuttavia, resta irrisolto il problema più impellente: un problema di natura filosofica. Di fronte alla pluralità di visioni del mondo e dell’uomo filosofiche e religiose, di fronte a concezioni etiche differenti e non di rado in irriducibile contrasto, si erge un interrogativo non evitabile: abbiamo un criterio – un criterio razionale – per scegliere un’etica invece che un’altra, una fede religiosa piuttosto che un’altra?

Va da sé che nella ricerca scientifica scegliamo di volta in volta la teoria, se c’è, che resiste ai controlli più severi. Siamo ben consapevoli, per ragioni logiche e argomenti epistemologici, che nulla vi è di certo nella scienza, né gli asserti universali né gli asserti singolari (proposizioni di osservazione). Non c’è, dunque, assolutismo nella scienza, in quanto non abbiamo un criterio in grado di stabilire se una teoria è assolutamente vera: ogni teoria, anche la meglio consolidata (in fisica e in biologia, in economia come in chimica, in storiografia e in filologia), resta sempre sotto assedio. Avanziamo per tentativied errori: l’errore commesso, individuato ed eliminato è il debole segnale rosso che ci permette di venir fuori dalla caverna della nostra ignoranza. Il ricercatore scientifico, in altri termini, ha abbandonato il mito della certezza e ha abbracciato l’ideale del progresso conoscitivo. Non è un dogmatico assolutista, ma non è nemmeno un relativista nel senso che per lui vada bene qualsiasi teoria; che, per esempio, la danza dello stregone abbia lo stesso valore della teoria della penicillina o che la teoria tolemaica valga quanto quella copernicana. Il «relativismo epistemologico», stando al quale – in alcune sue formulazioni – il paradigma della scienza occidentale non sia superiore ad altri paradigmi, non regge. Indubbiamente, non esiste una fonte privilegiata di verità, le idee buone e feconde possono avere le fonti più disparate, ma sta il fatto che le teorie con le quali si intendono descrivere, spiegare e prevedere pezzi o aspetti della realtà devono essere controllabili sulle loro conseguenze fattuali; e, sebbene i «fatti» non costituiscano una corte di sentenze inappellabili, sono però il miglior tribunale a nostra disposizione: i «fatti» – quelli che di volta in volta reputiamo essere i fatti – possono dire sì o no alle domande poste dalla teoria. Dunque: il ricercatore scientifico non è né un dogmatico né un relativista. Semplicemente, non è un assolutista. È un razionalista critico. Con Popper: «La scienza è fallibile perché la scienza è umana». Ma è falso che «everything goes».



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