L'Architetto di Putin by Lanfranco Cirillo

L'Architetto di Putin by Lanfranco Cirillo

autore:Lanfranco Cirillo [Cirillo, Lanfranco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2023-08-28T12:00:00+00:00


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TORNANDO ALLE ORIGINI. MIO PADRE

Ora a volte mi guardo indietro. Vedo il ragazzo intemperante e pieno di sogni e progetti che sono stato. Quando ancora non sapevo che cosa mi aspettava.

Sono nato nel 1959, secondo di tre figli maschi. Mio padre era un ufficiale dell’esercito italiano, mia madre una nobildonna veneziana. Sono nato a Treviso e come ogni figlio di ufficiale ho vissuto con i miei fratelli quella vita nomade tipica delle famiglie dei militari. L’esercito italiano in quel periodo era schierato soprattutto nel Nordest, così negli anni noi ci siamo spostati tra il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia. Mio padre ci ha dato un’educazione molto liberale, ma ci ha insegnato valori e princìpi che sono sempre rimasti il cardine del mio comportamento nella vita. Nella nostra famiglia si amava la montagna e finita la scuola ci trasferivamo in un paesino sperduto dell’Alto Adige, di nome San Candido, dove trascorsi tante estati felici della mia gioventù. Da buona veneziana, mia madre mi ha insegnato l’amore per la natura, mentre mio padre, da buon militare, il gusto dell’organizzazione e l’arte dell’improvvisazione.

A San Candido facevamo lunghissime passeggiate e a me piaceva poi sedermi, stanco e sudato, a guardare le alte montagne e le cime che si stagliavano sul cielo. Immaginavo di solcare quell’azzurro infinito, sognavo avventure, grandi viaggi, spedizioni nelle zone più impervie del pianeta, spazi sconfinati dove regnava solo la natura e la mia mente di ragazzo vagava verso mondi lontani che un giorno avrei davvero scoperto e conosciuto. Mia madre era appassionata di letteratura russa e nelle lunghe ore di chiacchierate in famiglia ci leggeva intere pagine del Dottor Živago. A un certo punto ci trasferimmo a Vittorio Veneto dove mio padre fu incaricato di studiare le difese strategiche del confine est italiano per affrontare un’eventuale invasione del Patto di Varsavia e dei russi comunisti. Chissà cosa penserebbe se sapesse che suo figlio è diventato un cittadino russo e oggi è esiliato a Mosca.

Io ho sempre praticato molti sport, tra i quali lo sci, anche a livello agonistico, e l’alpinismo. Allora le Dolomiti si affrontavano con gli scarponi dalle suole rigide, le famose Vibram, e non esistevano ancora le scarpette da arrampicata di cui disponiamo oggi. D’estate camminavo sui ghiaioni e mi arrampicavo con compagni occasionali. Non avevo molte possibilità economiche e guardavo con una certa invidia i turisti tedeschi che anche solo per affrontare un percorso piuttosto semplice come lo Spigolo della Cima Grande di Lavaredo arrivavano attrezzati con decine di moschettoni, corde, cordini e dotazioni professionali del tutto sproporzionate per la scalata. Io però, a differenza loro, ero molto allenato e di solito in solitaria mi mettevo al loro seguito: avevo scoperto che lungo la via abbandonavano spesso moschettoni e cordini e io cercavo di recuperarli per poterli poi utilizzare in ascensioni più complicate. Dormivo all’addiaccio, dove capitava, a volte da solo, e fu proprio allora che cominciai a penetrare la bellezza della natura, a sentire il fascino luminoso dei cieli di giorno e quello imperscrutabile del buio nella notte senza stelle.



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