L'armata scomparsa. L'avventura degli italiani in Russia (2010) by Arrigo Petacco
autore:Arrigo Petacco [Petacco, Arrigo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
Lo sganciamento del Corpo alpino
La notte fra il 17 e il 18 gennaio gli alpini della Tridentina e della Cuneense abbandonano dunque le loro posizioni trincerate a ridosso del Don che i russi avevano evitato di attaccare frontalmente. A differenza della provatissima Julia, queste due divisioni hanno ancora gli effettivi quasi al completo e le operazioni di sganciamento vengono svolte in maniera ordinata senza trascurare il ricupero di tutto il materiale: automezzi, armi pesanti, carburante, artiglieria. Diverso, come vedremo, sarà il ripiegamento della Julia.
Il carattere straordinario di questa ritirata, che assumerà proporzioni bibliche (sessantamila uomini impegnati in una marcia della morte lungo la quale quattro su cinque cadranno o saranno presi prigionieri) lo si può rilevare fin dalle prime battute. Non ci troviamo infatti di fronte a un ripiegamento, per così dire, convenzionale, con un esercito che si ritira nella direzione opposta a quella da cui avanza il nemico. La situazione è assai più complessa. A parte la temperatura polare che già di per sé comporta rischi mortali, gli alpini sanno solo che devono voltare le spalle al Don, ma non in che direzione muoversi poiché il nemico può essere dovunque. Anche davanti a loro. Sia a nord che a sud, infatti, le Armate sovietiche li hanno sopravanzati di oltre cento chilometri e le loro formazioni corazzate si insinuano dovunque con scorrerie fulminee e micidiali. Già là sera del 15, come si è detto, i carri sovietici hanno operato una puntata su Rossosc, sede del Comando del Corpo, seminando morte e distruzione.
Colto di sorpresa, il generale Nasci, coi pochi soldati di guarnigione, ha dovuto sgomberare in gran fretta e trasferirsi a Podgornoje senza avere neppure la possibilità di avvertire la Julia che, dodici chilometri più a sud, sta tenacemente reggendo da un mese quel tratto del fronte. Soltanto la sera del 17 giunge anche al Comando della Julia l’ordine di ripiegare. Racconta Egisto Corradi:
Arrivò come una catapulta il maggiore Steffensen del Comando generale. Gridò: "Caricate munizioni e carburante su quattro o cinque autocarri. Distruggete tutto il resto. Immediatamente. Prima tappa Podgornoje, poi verso ovest". Steffensen non aveva mai mostrato fretta fino a quel giorno, era grave che ora ne avesse tanta. Podgornoje era, per strade e stradette, una quarantina di chilometri a nord-ovest. Steffensen aggiunse: "Sbrigarsi, sbrigarsi. Nessun rimpianto. Distruggere. Dopo Podgornoje sempre a ovest, sempre a ovest". Dal cielo intanto continuavano a scendere i manifestini russi incitanti alla resa. Noi ci guardammo, cominciava la grande ritirata.
Fin dalla mattina del 16 gennaio gli aerei sovietici avevano cominciato a scaricare una pioggia di volantini sulle linee italiane. Erano di due tipi. Uno piccolo, giallo in cartoncino formato tessera, su un verso portava scritto in italiano: "Soldati italiani! Siete accerchiati!" e sull’altro, scritto in russo e in italiano si poteva leggere: "Lasciapassare. A tutti gli ufficiali e soldati italiani che si arrendono garantiamo la vita, buon trattamento e il ritorno in patria a guerra finita. Firmato: il Comando dell’Armata Rossa del Don."
L’altro volantino, di colore azzurro, presentava un testo più complesso: da
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