Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino (rist. anast. 1883) by Carlo Collodi

Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino (rist. anast. 1883) by Carlo Collodi

autore:Carlo Collodi [Collodi, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Classics, narrativa, Narrativa per ragazzi, Juvenile Fiction
ISBN: 9788809206489
Google: KL3BYwF_S8AC
Amazon: 8809206487
editore: Giunti Editore
pubblicato: 1995-10-15T05:50:07+00:00


Capitolo 25

Pinocchio promette alla Fata di essere buono e di studiare, perché è stufo di fare il burattino e vuol diventare un bravo ragazzo.

In sulle prime la buona donnina cominciò col dire che lei non era la piccola Fata dai capelli turchini: ma poi, vedendosi oramai scoperta e non volendo mandare più a lungo la commedia, fini col farsi riconoscere, e disse a Pinocchio:

- Birba d'un burattino! Come mai ti sei accorto che ero io?

- Gli è il gran bene che vi voglio quello che me l'ha detto.

- Ti ricordi? Mi lasciasti bambina e ora mi ritrovi donna; tanto donna, che potrei quasi farti da mamma.

- L'ho caro dimolto, perché così, invece di sorellina, vi chiamerò la mia mamma. Gli è tanto tempo che mi struggo di avere una mamma come tutti gli altri ragazzi!… Ma come avete fatto a crescere così presto?

- È un segreto.

- Insegnatemelo: vorrei crescere un poco anch'io. Non lo vedete? Sono sempre rimasto alto come un soldo di cacio.

- Ma tu non puoi crescere, - replicò la Fata.

- Perché?

- Perché i burattini non crescono mai. Nascono burattini, vivono burattini e muoiono burattini.

- Oh! sono stufo di far sempre il burattino! - gridò Pinocchio, dandosi uno scappellotto. - Sarebbe ora che diventassi anch'io un uomo come tutti gli altri.

- E lo diventerai, se saprai meritartelo…

- Davvero? E che posso fare per meritarmelo?

- Una cosa facilissima: avvezzarti a essere un ragazzino perbene.

- O che forse non sono?

- Tutt'altro! I ragazzi perbene sono ubbidienti, e tu invece…

- E io non ubbidisco mai.

- I ragazzi perbene prendono amore allo studio e al lavoro, e tu…

- E io, invece, faccio il bighellone e il vagabondo tutto l'anno.

- I ragazzi perbene dicono sempre la verità…

- E io sempre le bugie.

- I ragazzi perbene vanno volentieri alla scuola…

- E a me la scuola mi fa venire i dolori di corpo. Ma da oggi in poi voglio mutar vita.

- Me lo prometti?

- Lo prometto. Voglio diventare un ragazzino perbene e voglio essere la consolazione del mio babbo… Dove sarà il mio povero babbo a quest'ora?

- Non lo so.

- Avrò mai la fortuna di poterlo rivedere e abbracciare?

- Credo di sì: anzi ne sono sicura.

A questa risposta fu tale e tanta la contentezza di Pinocchio, che prese le mani alla Fata e cominciò a baciargliele con tanta foga, che pareva quasi fuori di sé. Poi, alzando il viso e guardandola amorosamente, le domandò:

- Dimmi, mammina: dunque non è vero che tu sia morta?

- Par di no, - rispose sorridendo la Fata.

- Se tu sapessi, che dolore e che serratura alla gola che provai, quando lessi qui giace…

- Lo so: ed è per questo che ti ho perdonato. La sincerità del tuo dolore mi fece conoscere che tu avevi il cuore buono: e dai ragazzi buoni di cuore, anche se sono un po' monelli e avvezzati male, c'è sempre da sperar qualcosa: ossia, c'è sempre da sperare che rientrino sulla vera strada. Ecco perché son venuta a cercarti fin qui. Io sarò la tua mamma…

- Oh! che bella cosa! - gridò Pinocchio saltando dall'allegrezza.



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