Le confessioni (BUR) by Sant'Agostino

Le confessioni (BUR) by Sant'Agostino

autore:Sant'Agostino [Sant'Agostino]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2020-08-27T22:00:00+00:00


CAPITOLO XII

DOLORE DI FIGLIO

Nel chiuderle gli occhi, una immensa angoscia mi piombò sul cuore e stava per risolversi in lagrime; ma nello stesso tempo i miei occhi per un atto violento di volontà ne riassorbivano la sorgente fino ad inaridirla: ma quella lotta mi riusciva dolorosissima. Scoppiò in pianto invece, quando ella rese l’ultimo respiro, il giovanetto Adeodato, ma fu tosto ripreso da tutti noi e si tacque. Era pure qualche cosa di fanciullesco quello che mi spingeva al pianto con voce di fanciullo, ma dalla voce dell’animo era inibito e taceva. Non ci pareva decorosa ogni manifestazione di lamenti, di pianti, di gemiti, per quel trapasso: così, infatti, si suole deplorare una morte infelice o un preteso annientamento totale. Ed ella invece non moriva di una morte triste, non moriva del tutto: ce ne facevano certi l’integrità della sua vita e la sincerità della sua fede.

Che cosa dunque mi faceva così male, dentro, se non la ferita recente per lo strappo improvviso di quella dolcissima e carissima comunanza di vita? Mi compiacevo meco stesso dell’attestazione fattami da lei quando, proprio nella sua ultima malattia, ripagando con le sue carezze la mia assistenza, mi chiamava suo buon figliuolo e ricordava con tenerezza affettuosa di non aver mai udito dalle mie labbra una parola dura o ingiuriosa verso lei.

Ma quale confronto era mai possibile, o Dio nostro creatore, tra l’ossequio prestato da me a lei e la sua dedizione per me? Perciò la privazione di quel grande conforto piagava la mia anima, e ne era fatta a brani la mia vita che era stata una cosa sola con la sua,

Fatto cessare dunque il pianto del fanciullo, Evodio prese il salterio41 e intonò un Salmo: e tutta la casa gli rispose: «Io canterò, o Signore, la tua misericordia e le tue disposizioni». Saputo di che si trattava, accorsero molti confratelli e molte pie donne e mentre, secondo l’uso, gli appositi incaricati provvedevano al funerale, io mi appartai in luogo conveniente insieme con alcuni altri che credettero bene non lasciarmi solo. E presi a ragionare di ciò che si conveniva al momento, mitigando con il balsamo della verità un dolore ben noto a Te, ma che rimaneva ignoto ad essi; stavano ad ascoltarmi attentamente, nella convinzione che io non soffrissi. Invece io al tuo orecchio, dove nessuno di essi poteva ascoltare, accusavo la debolezza del mio affetto, arginavo il prorompere della mia tristezza; ma si conteneva solo un istante: di nuovo era trascinata dalla sua violenza, non però sino all’effusione delle lagrime o al mutamento del volto; io solo sapevo quello che soffocavo nel cuore! E poiché la constatazione del potere che ancora esercitavano su me le umane vicende, conseguenze inevitabili dell’ordine naturale e della nostra condizione, mi era particolarmente penosa, a dolore si aggiungeva dolore e mi struggevo di doppia tristezza.

Ed ecco, quando il corpo venne portato alla sepoltura, io vi andai e ne ritornai senza lagrime. Né durante le preci che ti innalzammo mentre si offriva per lei il sacrificio del



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