Le grandi battaglie dell'antica Grecia by Andrea Frediani

Le grandi battaglie dell'antica Grecia by Andrea Frediani

autore:Andrea Frediani [Frediani, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788854132566
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2014-06-26T22:00:00+00:00


Sibota

La pace dei trent’anni non metteva in dubbio l’egemonia di Sparta e Atene su tutte le altre che facevano parte delle rispettive leghe. Semmai, il vincolo era rappresentato dalla garanzia di osservare l’autonomia interna delle póleis subalterne e, sotto questo aspetto, nel corso degli anni tutti, ma proprio tutti, finirono per avercela con Atene; l’amministrazione di Pericle, d’altronde, continuò a pretendere dai membri della lega gli stessi tributi giustificati per finanziare la guerra contro la Persia, di cui si valeva però, ormai, per abbellire la capitale sotto l’aspetto urbanistico e potenziarne le difese.

La sua lenta ma inesorabile tendenza a condurre in modo autocratico la lega di Delo, sancita già nel corso dei primi anni di pace impedendo la secessione di Samo, aveva procurato ad Atene le risorse per ampliare progressivamente la propria sfera d’influenza anche al di fuori della Grecia propriamente detta. Al di là dell’ormai acclarato legame con le città dell’Asia Minore, che era andato vieppiù consolidandosi, si era infatti estesa l’area di controllo ateniese in Calcidica: alla foce dello Strimone la fondazione di Anfipoli, insieme all’alleanza con i traci odrisi, assicurava lo sfruttamento delle miniere circostanti e il commercio col Bosforo Cimmerio sul Mar Nero, da cui provenivano pane e pesce. E dopo la prima decade di pace, non solo l’Egeo e l’Ellesponto, ma anche l’Occidente iniziò a essere oggetto di interesse da parte dell’impero ateniese: si susseguirono interventi sulle coste albanesi, in Acarnania, che costituivano una comoda base di partenza per la Magna Grecia.

Ciò minava gli interessi commerciali di città che ai traffici commerciali con l’Occidente dovevano la loro prosperità, ovvero, su tutte, Megara, nell’ambito della lega condotta da Atene, e soprattutto Corinto, tra i membri della lega peloponnesiaca. Quest’ultima ritenne che la misura fosse colma quando la sua colonia Corcira, l’odierna Corfù, che controllava le rotte verso occidente e i collegamenti con Siracusa, tradì il vincolo che la legava alla madrepatria e chiamò a sostegno dei propri interessi Atene; quest’ultima aveva già il controllo delle rotte dell’Egeo e dell’Asia Minore, e la circostanza le offriva la possibilità di consegnarle anche quelle a ovest, che rappresentavano l’unico sbocco di Corinto.

La causa del contendere era stata la piccola città di Epidamno, sulla costa albanese – a sua volta colonia di Corcira –, che aveva chiesto a Corinto di dirimere le proprie controversie politiche interne. Seccata di essere stata scavalcata, Corcira cercò di intervenire, ma gli abitanti di Epidamno, sostenuti da truppe corinzie, respinsero recisamente qualsiasi approccio, il che indusse i corciresi ad assediare la città, che bloccarono dal mare con la loro potente flotta di 120 navi. Tuttavia, Sparta premeva per una riconciliazione, e nella primavera del 435 a.C. rappresentanti di Corcira giunsero a Corinto per trovare un accordo; ma nessuno dei due stati intendeva rinunciare al proprio ruolo di città-madre di Epidamno e, già in quella circostanza, i corciresi resero noto che, se non si fossero sentiti tutelati all’interno della lega di cui facevano parte, si sarebbero rivolti altrove.

Ma Corinto decise di giocare d’anticipo e in estate



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