Le grandi battaglie di Giulio Cesare by Andrea Frediani

Le grandi battaglie di Giulio Cesare by Andrea Frediani

autore:Andrea Frediani [Frediani, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Saggistica
editore: Newton Compton
pubblicato: 2012-10-25T22:00:00+00:00


La battaglia di Bibracte (ricostruzione dell’autore).

Cesare ritenne che risolvere la faccenda dei rifornimenti fosse più importante che proseguire l’inseguimento, e bloccò l’esercito per impiegarlo nella requisizione del frumento necessario a formare delle scorte. Se avesse saputo che gli elvezi, credendo i romani in difficoltà, avrebbero dato subito battaglia, forse avrebbe fatto fermare i suoi prima; in ogni caso, non appena vide i barbari in assetto di guerra, il proconsole si affrettò a guadagnare un terreno favorevole di partenza, facendo schierare il proprio esercito su un’altura. Le quattro legioni di veterani le dispose lungo il pendio, sui consueti tre ordini, mentre le due legioni di reclute, la XI e la XII, rimasero di riserva sulla sommità; quasi alla base della collina pose la cavalleria, con lo scopo di smorzare l’assalto nemico. Quindi, fece allontanare e nascondere i cavalli di chiunque combattesse a piedi, compreso il suo, per evitare che qualcuno fosse tentato di darsi alla fuga: in fin dei conti, era la sua prima grande battaglia campale, e non sapeva come avrebbero reagito i suoi soldati.

Le sue unità di cavalleria non costituirono un serio ostacolo per l’attacco a ranghi serrati dei galli, effettuato poco dopo mezzogiorno; lo slancio dei barbari, comunque, finì per affievolirsi lungo la risalita del pendio, anche a causa delle difficoltà create loro dalla scarica di pila fattagli piovere addosso dai legionari, che poi si gettarono a loro volta all’assalto. I giavellotti avevano fatto la loro parte, nonostante che i galli avessero tentato di proteggersi adottando formazioni a testuggine; i legionari, nel corpo a corpo, trovarono avversari stanchi e impacciati dagli spezzoni delle aste conficcatisi nei loro scudi, mentre in alcuni casi un solo colpo aveva trapassato e unito due scudi.

I galli erano talmente in difficoltà che finirono per ripiegare su un’altura frontistante. La prima fase della battaglia si era conclusa con una chiara ma non decisiva vittoria romana, ma i galli disponevano ancora di una riserva di 15.000 tra boii e tulingi che partì a sua volta all’attacco, trascinandosi dietro quanti avevano partecipato al primo scontro. Tuttavia, la grande organizzazione dell’esercito romano consentì a Cesare di trovare immediatamente le contromisure, manovrando in maniera tale da schierare nuovamente i due primi ordini contro gli elvezi, e il terzo, costituito dai triari ancora freschi, contro i boii e i tulingi.

Si vennero così a creare due combattimenti paralleli tra due eserciti nelle medesime condizioni, con una progressiva prevalenza delle armi romane, che costrinsero infine i galli nel loro accampamento, dove si attestarono dietro una barricata di carri. I barbari vendettero cara la pelle prima di cedere, scagliando sugli assalitori una miriade di frecce dall’alto, o di giavellotti a due punte, per mano di quanti erano attestati negli interstizi tra i carri. Alla strage compiuta dai romani scamparono 130.000 elvezi, che si diressero con una fuga senza sosta verso nord, alla volta della catena dei Vosgi. Dopo aver concesso tre giorni di riposo ai suoi, durante i quali furono curati i feriti e seppelliti i morti – che dovettero dunque essere



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