Le porte del peccato by Gianfranco Ravasi

Le porte del peccato by Gianfranco Ravasi

autore:Gianfranco Ravasi [Ravasi, Gianfranco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-02-01T12:00:00+00:00


La logica della riduttività

La sequenza di logiche che la moderna lussuria propugna ha sempre in radice un’amoralità o immoralità che è contrabbandata come liberazione. Dante, quando introduce nel cerchio dei lussuriosi Semiramide, ne definisce il libertinaggio con una formula divenuta celebre: «libito fe’ licito in sua legge» (Inferno V, 56), ossia della pulsione immediata e senza vincoli creò una norma di comportamento. Non si aveva più, in tal modo, la possibilità di intuire in se stessi un progetto immanente o trascendente ma si scopriva solo l’assenza di progetto. Il «senso» ultimo era sostituito dal «senso istintuale». A questa spoliazione di ulteriori significati morali si può giungere anche attraverso una quinta forma di abbattimento del paradigma iniziale fatto di armonia fra sesso, eros e amore: è la logica della riduttività.

È forte ai nostri giorni, in nome delle pur giuste autonomie delle scienze, la tentazione di procedere solo settorialmente, secondo statuti stabiliti e definiti. Ne deriva, però, un duplice rischio. Da un lato, si radicalizza e si esclusivizza il proprio approccio o angolo di visuale ritenendolo implicitamente onnicomprensivo e onnisciente; d’altro lato, si è sottilmente tentati di interferire sulle altre prospettive giudicandole, manipolandole, esorcizzandole. Nel campo della sessualità un evento importante è stata l’introduzione della psicoanalisi. Il suo contributo è, al riguardo, di grande rilievo e non può certo essere marginalizzato. Basta evocare il nome di Sigmund Freud per comprendere come, dopo di lui, non sia possibile anche al filosofo e al teologo moralista analizzare la sessualità senza tener conto delle interpretazioni e delle osservazioni dello studioso viennese.

Detto questo, però, non si può condividere quella sorta di integralismo psicoanalitico che Freud alla fine ha imposto nella sua concezione della sessualità e della stessa persona umana. La legittimità di altri approcci permane; anzi, è necessario che i criteri di verifica e di giudizio di una realtà così complessa come sono l’uomo e la donna rimangano ancora in funzione. A nostro avviso l’anima umana, la psyché, comunque la si intenda, è molto più ampia della «psiche» freudiana e rivela altri livelli di manifestazione. Similmente può essere prezioso un manuale come la Psychopatia sexualis (1886), primo esempio di una psichiatria delle anormalità sessuali elaborata dal neurologo e psichiatra tedesco Richard von Krafft-Ebing, basata su una duplice tipologia, quella sulla devianza rispetto allo scopo della sessualità (sadismo, masochismo, feticismo ed esibizionismo) e quella sulle aberrazioni relative all’oggetto (omosessualità, pedofilia, zoofilia, gerontofilia, autoerotismo).

Tuttavia questo e i successivi approcci esclusivamente psichiatrici o neurologici della sessualità, pur indispensabili, non riescono a esaurire la ricchezza e la grandezza del fenomeno umano e della sua sostanza metafisica ed esistenziale. La logica della riduttività impedisce un’analisi globale, rispettosa della diversità e della molteplicità. Essa non riuscirebbe mai a spiegare, per esempio, il senso della castità che non è un «andare vestiti tutti d’acciaio», come diceva John Milton, pur grande poeta inglese. Un filosofo «laico», ma capace di evitare ogni riduzionismo, come Salvatore Natoli nel citato Dizionario dei vizi e delle virtù scriveva acutamente: «Vi sono uomini di Chiesa che per primi sviano



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