Le Venezie di Marco Polo by Ermanno Orlando;

Le Venezie di Marco Polo by Ermanno Orlando;

autore:Ermanno Orlando; [Orlando;, Ermanno]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Intersezioni
ISBN: 9788815411112
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2023-01-14T23:00:00+00:00


«Tutta la Siria fu persa»

Finita la guerra intestina tra quartieri italiani, Acri tornò a essere la città caotica, indaffarata e agitata di sempre. Ma già si profilavano all’orizzonte sciagure ben più tragiche, vista l’aumentata pressione esercitata sui lacerti del regno di Gerusalemme da Baybars, dal 1260 nuovo sultano mamelucco d’Egitto. Si tentò di arginare il pericolo agendo per via diplomatica, sbandierando lo spauracchio di una ipotetica lega franco-mongola con l’ilkhanato di Persia. Per qualche tempo l’espediente sembrò funzionare, visto che il sultano concesse nel 1272 una tregua di dieci anni e dieci mesi al regno crociato, poi rinnovata, negli stessi termini, nel 1283. Ma si trattava di accordi fragili e temporanei, che non risolvevano le difficoltà congenite a una realtà da tempo sotto assedio, in rapido declino e ormai prossima all’inevitabile sfacelo. Ne erano consapevoli in molti, anche tra i tanti veneziani ancora residenti in città. Più di qualcuno cominciò ad abbandonare il campo, preferendo far ritorno definitivamente a Venezia. Tra questi Pietro Vassano, che ad Acri viveva da lungo tempo e in quella striscia di terra aveva messo su casa e impiantato un’impresa. Nel giugno 1284 se ne tornò in patria alla chetichella, accompagnato da moglie e figli. Rimase in città solo il primogenito, Andrea, per seguire gli affari di famiglia. Quando questi si accorse che la situazione stava rapidamente peggiorando, vendette case e beni posseduti oltremare e si imbarcò anche lui per Venezia. Era il 1290.

Che tirasse una brutta aria divenne ancora più evidente quando l’Occidente, nel disperato tentativo di salvare l’ultimo lembo crociato rimasto in Levante, decise di accorrere in soccorso con una sgangherata crociata, a cui partecipò la stessa Venezia, con una piccola armata di venti galee, capitanata da Giacomo Tiepolo (figlio di Lorenzo, eroe di San Saba e poi doge). Al di là della flotta messa a disposizione, il contributo dato dai veneziani fu del tutto irrisorio; si limitarono a trasportare i crociati, per poi fare pronto ritorno in laguna. L’unico risultato ottenuto dalla spedizione fu la rottura della tregua con i mamelucchi. Era sempre il 1290. Oramai più nulla poteva salvare il regno da un infausto destino.

L’agonia fu molto breve. Già a fine maggio dell’anno successivo giungeva notizia in Europa che Acri era definitivamente caduta in mani nemiche. Un cronista molto informato, noto come Templare di Tiro, se ne disperò profondamente: «tutta la Siria fu persa. Sebbene prima fossero state prese molte località, questa volta tutto fu perduto e i cristiani non ebbero più un palmo di terra in Siria»[4]. Era il capolinea di una lunga avventura, forse anche di un’utopia. San Giovanni non esisteva più: spazzata via nel maggio 1291 dalle milizie del sultano al-Ashraf Khalil. La ferocia belluina dei mamelucchi non risparmiò niente e nessuno. Tra gli abitanti, in pochi riuscirono a trovare la salvezza dandosi alla fuga. Le galee veneziane all’ancora nel porto diedero ricetto a quante più persone poterono, anche di nazionalità diversa. I più, tuttavia, non scamparono al massacro: per la gran parte morirono ammazzati; chi si salvò fu catturato e venduto come schiavo.



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