Lettere a un aspirante romanziere by Llosa Mario Vargas

Lettere a un aspirante romanziere by Llosa Mario Vargas

autore:Llosa, Mario Vargas [Llosa, Mario Vargas]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


VII. Il livello di realtà

Stimato amico,

le sono molto grato per la rapidità della sua risposta, e perché mi conferma il suo desiderio di continuare a esplorare insieme a me l’anatomia del romanzo. È una ulteriore soddisfazione apprendere che non ha molte obiezioni da muovere ai punti di vista spaziale e temporale in un romanzo.

Temo, tuttavia, che il punto di vista di cui ci occuperemo ora, altrettanto importante dei precedenti, non le risulterà cosí facilmente accettabile. Perché adesso entreremo in un terreno infinitamente piú sdrucciolevole rispetto a quelli dello spazio e del tempo. Ma non perdiamo tempo in preamboli.

Per cominciare dalla cosa piú semplice, una definizione generale, diciamo che il punto di vista del livello di realtà è il rapporto che esiste tra il livello o piano di realtà in cui si pone il narratore per narrare il romanzo e il livello o piano di realtà in cui si svolge il narrato. Anche in questo caso, come nello spazio e nel tempo, i piani del narratore e del narrato possono coincidere o essere diversi, e questa relazione determinerà opere di finzione diverse.

Credo di indovinare la sua prima obiezione. – Se, per quanto riguarda lo spazio, è facile determinare le tre uniche possibilità di questo punto di vista – narratore all’interno del narrato, fuori di esso o incerto –, e altrettanto vale per il tempo – dati i confini convenzionali di ogni cronologia: presente, passato o futuro –, non ci troviamo, per quanto riguarda la realtà, di fronte a un infinito incontenibile?– Senza dubbio. Da un punto di vista teorico, la realtà si può dividere e suddividere in una moltitudine incommensurabile di piani e, appunto, dare luogo nella realtà romanzesca a infiniti punti di vista. Ma, caro amico, non si lasci travolgere da questa ipotesi vertiginosa. Fortunatamente, quando passiamo dalla teoria alla pratica (ecco due piani di realtà ben differenziati) verifichiamo che, a ben guardare, la finzione si muove soltanto all’interno di un numero limitato di livelli di realtà e che, di conseguenza, senza pretendere di esaurirli tutti, possiamo giungere fino a riconoscere i casi piú frequenti di questo punto di vista (neppure a me piace questa formula, ma non ne ho trovata una migliore) del livello di realtà.

Forse i piani piú chiaramente autonomi e antagonisti che si possono riscontrare sono quelli di un mondo «reale» e di un mondo «fantastico». (Uso le virgolette per sottolineare la relatività di questi concetti, senza i quali, comunque, non riusciremmo neppure a intenderci e, forse, neppure a usare il linguaggio). Sono certo che sebbene non le piaccia molto (neppure a me), accetterà che chiamiamo reale o realista (in opposizione a fantastico) ogni persona, cosa o evento riconoscibile e verificabile da parte della nostra propria esperienza del mondo, e fantastico ciò che non lo è. Il concetto di fantastico comprende, quindi, una molteplicità di gradi diversi: il magico, il miracoloso, il leggendario, il mitico eccetera.

Provvisoriamente d’accordo su questo punto, le dirò che si tratta di una delle relazioni tra piani contraddittori o identici che si può riscontrare in un romanzo tra il narratore e il narrato.



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