Lezioni di sociologia by Émile Durkheim

Lezioni di sociologia by Émile Durkheim

autore:Émile Durkheim [Durkheim, Émile]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Orthotes
pubblicato: 2020-10-15T00:00:00+00:00


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1 Durkheim accenna qui al problema che sta alla base dell’evoluzione del diritto contrattuale, analizzata nelle ultime lezioni. Si veda infra, pp. 251-299. NDT.

Settima lezione

LA MORALE CIVICA

DEFINIZIONE DELLE FORME POLITICHE E DELLA DEMOCRAZIA

I

doveri rispettivi dello Stato e dei cittadini variano, tuttavia, secondo le forme particolari degli Stati. Non sono gli stessi in ciò che chiamiamo aristocrazia, democrazia o monarchia. Bisogna dunque sapere in cosa consistano queste forme diverse, quale sia la ragion d’essere di quella che tende a diventare generale nelle società europee. È a questa condizione che potremo comprendere le ragioni d’essere dei nostri attuali doveri civici.

A partire da Aristotele, gli Stati sono stati classificati secondo il numero di coloro che partecipano al governo. «Quando», dice Montesquieu, «il popolo nel suo insieme ha il potere sovrano, si ha una democrazia. Quando il potere sovrano è fra le mani di una parte del popolo, questo si chiama un’aristocrazia» (II, 2).1 Il governo monarchico è quello in cui uno solo governa. Tuttavia, per Montesquieu, vi è monarchia vera e propria solo quando il re governa secondo leggi fisse e stabilite. Quando, al contrario, «uno solo, senza legge e senza regole, conduce tutto attraverso la propria volontà e i propri capricci», la monarchia prende il nome di dispotismo. Così, eccetto questa considerazione relativa alla presenza o all’assenza di una costituzione, Montesquieu definisce la forma degli Stati attraverso il numero dei governanti. Senza dubbio, nel seguito del suo libro, quando ricerca il sentimento che anima ognuno di questi tipi di governo – onore, virtù, paura – egli mostra di aver avuto il sentimento delle differenze qualitative che distinguono questi diversi tipi di Stato. Ma, per lui, queste differenze qualitative sono solo la conseguenza delle differenze puramente quantitative che abbiamo richiamato in primo luogo e deriva le prime dalle seconde. È il numero di governanti a determinare la natura del sentimento che deve servire da motore all’azione collettiva, così come tutti i dettagli dell’organizzazione.

Ma questo modo di definire le differenti forme politiche è tanto diffuso quanto superficiale. Innanzitutto, cosa s’intende per numero di governanti? Dove comincia e dove finisce l’organo governativo le cui variazioni determinerebbero la forma degli Stati? Si fa riferimento con questo all’insieme di tutti gli uomini preposti alla direzione generale del paese? Tuttavia, mai, o quasi mai, tutti questi poteri sono concentrati fra le mani di un solo uomo. Per quanto assoluto possa essere un principe, è sempre circondato da consigli e da ministri che si spartiscono le funzioni regolatrici. Da questo punto di vista, ci sono solo differenze di grado fra la monarchia e l’aristocrazia. Un sovrano è sempre circondato da un corpo di funzionari, di dignitari, spesso altrettanto o più potenti di lui. S’intende forse tenere conto solo della porzione più eminente dell’organo governativo, di quella in cui sono concentrati i poteri più elevati, quelli che, per usare le espressioni degli antichi teorici della politica, appartengono al principe? È solo il capo dello Stato che va preso in considerazione? In questo caso, dovremmo distinguere gli Stati a seconda che abbiano per capo una sola persona, un consiglio di persone o tutti.



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