Liberty Bar (Inspector Maigret) by Georges Simenon

Liberty Bar (Inspector Maigret) by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: 9780141396095
Amazon: 0141396091
editore: Penguin Books
pubblicato: 2015-09-29T00:00:00+00:00


CAPITOLO SETTIMO: «SOPRATTUTTO, NON VOGLIAMO GRANE!»

Infastidito, Maigret si alzò e andò personalmente nel bar per evitare qualche manovra da parte delle due donne. Il cliente, chissà, poteva essere un complice di Joseph!

«Che cosa vuole?».

L'altro rimase così sconcertato che il commissario, nonostante il malumore, per poco non scoppiò a ridere.

Era un tipo scialbo, di mezza età, con i capelli grigi, che doveva essere arrivato lì rasentando i muri e inseguendo sogni di un erotismo sfrenato! E ora dietro al banco vedeva spuntare Maigret, con quell'aria seccata!

«Una birra...» balbettò, lasciando la leva della slot- machine.

Attraverso le tendine Maigret vide le due donne avvicinarsi l'una all'altra. Jaja chiedeva qualcosa e Sylvie le rispondeva stancamente.

«Di birra non ne abbiamo!».

O almeno Maigret non ne vedeva a portata di mano!

«Quello che vuole, allora... Un porto...».

Maigret gli versò un liquore a caso, nel primo bicchiere che gli capitò. L'uomo ne bevve solo un sorso.

«Quant'è?».

«Due franchi!».

Lo sguardo di Maigret andava dal vicolo ancora caldo di sole al piccolo bar di fronte, dove s'intravedevano delle figure in movimento, al retrobottega, dove Jaja stava tornando al suo posto.

Il cliente se ne andò, chiedendosi in che razza di locale fosse finito. Allora Maigret tornò in cucina e si sedette a cavalcioni della sedia.

L'atteggiamento di Jaja era un po' cambiato. Poco prima era in ansia, ma soprattutto si sforzava di capire cosa stesse accadendo. Ora la sua ansia aveva una ragione precisa. Stava riflettendo, e intanto guardava Sylvie con uno sguardo pieno di commiserazione ma anche con una punta di rancore. Sembrava volesse dire: «Bel pasticcio! E adesso non sarà facile venirne fuori!».

Azzardò ad alta voce:

«Sa com'è, commissario... Gli uomini sono così strani...».

Ma non c'era convinzione nelle sue parole e lei se ne accorse. Se ne accorse anche Sylvie, che alzò le spalle.

«L'ha vista stamattina al funerale e gli sarà venuta voglia... È talmente ricco che...».

Maigret sospirò e accese un'altra pipa guardando distrattamente verso la finestrella.

L'atmosfera era lugubre. Jaja, temendo di peggiorare le cose, si era decisa a stare zitta. Sylvie non piangeva, non si muoveva neanche più: aspettava.

Solo la piccola sveglia continuava la sua vita laboriosa, spingendo avanti sul quadrante sbiadito le lancette nere che sembravano troppo pesanti...

«Tic tac, tic tac, tic tac...».

A tratti quel ticchettio diventava un rumore assordante.

Un gatto bianco attraversò il cortile e venne a sdraiarsi proprio davanti alla finestrella.

«Tic tac, tic tac, tic tac...».

Jaja, che non era certo fatta per le situazioni drammatiche, si alzò e andò a prendere una bottiglia di liquore nell'armadio. Come se niente fosse, senza aprir bocca, riempì tre bicchieri e ne spinse uno davanti a Maigret e l'altro davanti a Sylvie.

I ventimila franchi erano sempre sul tavolo, vicino alla borsetta.

«Tic tac, tic...».

E andò avanti così per un'ora e mezzo! Un'ora e mezzo di silenzio, interrotto solo dai sospiri di Jaja che continuava a bere e cominciava ad avere gli occhi lucidi.

Ogni tanto si sentivano le grida dei ragazzini che giocavano nel vicolo o lo scampanellio ostinato di un tram in lontananza. La porta del bar si aprì. Un arabo mise dentro la testa e gridò:

«Noccioline?».



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