L'isola del tempo perso by Silvana Gandolfi

L'isola del tempo perso by Silvana Gandolfi

autore:Silvana Gandolfi [Gandolfi, Silvana]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Juvenile Fiction, General
ISBN: 9788862563192
Google: YB3YD3L_LTUC
editore: Salani
pubblicato: 2010-12-30T23:00:00+00:00


La minaccia

Di solito trovavamo il professore sdraiato sull’amaca, in mezzo a un mare di sacchetti di plastica semivuoti: diceva che era in quella posizione che gli venivano le idee migliori.

Quella volta, però, quando arrivammo, il fisico non era sull’amaca intento a strofinarsi il cocuzzolo della testa con le perline viola dell’ispirazione, ma percorreva incessantemente lo spazio fra l’albero di magnolia e l’amaca, un libro in mano. Vedendoci, si arrestò allargando le braccia per lasciarle subito ricadere in un gesto scoraggiato. I suoi occhi avevano un che di febbrile.

«Cattive notizie» disse rivolto a Daniele tendendogli il libro. «Questo è un reportage sul Giappone di oggi. Sai cosa sta succedendo laggiù?»

Daniele scosse la testa.

«Non gli ho ancora detto niente» si intromise Walter.

«È un vero peccato che questo testo non mi sia capitato prima fra le mani» fece il professore con voce grave. «È mio dovere informarvi tutti». Con un’occhiata incluse anche me. «È meglio che tutti sappiano».

«Sapere che cosa?» chiesi lasciando cadere il secchiello che si rovesciò spargendo gamberetti sul trifoglio.

«Che cosa?» Il professore si girò a scrutarmi con quei suoi occhi inquieti. «Il Giappone sta collassando, ecco cosa succede! Ho sempre sospettato che il pericolo potesse cominciare da là. È da un pezzo che sono preoccupato».

Lo guardavo senza capire. Che c’entrava il Giappone con noi? «Sta per scoppiare una guerra?» chiesi in un sussurro.

Lui scosse la testa, impaziente. «Non si tratta di questo. Non è la guerra, ma...» Strinse gli occhi. «Giulia, tu sai che tutto il nostro arcipelago vive grazie al tempo perso sulla Terra?»

«Sì, certo».

«Lo sai. Tutti noi lo sappiamo». Sventolò il libro. «Qui dice che adesso, in Giappone, neppure i bebè perdono più un istante. La vita dei giapponesi è programmata fin dalla più tenera età. Mai con le mani in mano. A due anni già devono produrre, produrre, produrre. È terribile! Le conseguenze sono terribili. Quando crescono si ammalano. Si suicidano». Fece una pausa, poi aggiunse con voce cupa: «Ma sospetto che le conseguenze peggiori si riflettano qui da noi, nell’arcipelago. Mentre il tempo perso si esaurisce, il tempo nero si rafforza e galoppa veloce verso di noi. La gente è costretta a trascorrere ore a far cose di cui non le importa niente. Sempre di più. A subire senza scegliere». Fece un’altra drammatica pausa fissandoci.

Noi, neanche una parola.

«Tutto questo può portare solo a un risultato catastrofico».

«Quale?» chiese Daniele.

«Più tempo nero, più fumarole. Più fumarole, più Cannibali» esclamò lui con voce tetra. «E, più Cannibali...»

Lasciò la frase in sospeso, fissandoci con quei suoi occhi spiritati.

Noi tre non fiatavamo.

«Calma ragazzi» disse rendendosi conto di averci terrorizzati fino alla paralisi. Si passò una mano fra i capelli. «Calma. Prima di decidere cosa fare, voglio controllare da vicino cosa succede nell’isola del Giappone e anche nelle altre. Se qualcuno ha trovato una soluzione per difendersi dalla minaccia, potremmo adottarla anche noi, ma se sono tutti nelle condizioni che temo... dovremo inventarci noi qualcosa, e in fretta».

«Prenderà l’aereo, professore?» chiese Daniele.

«No, manca il carburante e non c’è tempo di aspettare che ne arrivi.



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