Lo schifo che ha visto Cassandra by Gwen Kirby

Lo schifo che ha visto Cassandra by Gwen Kirby

autore:Gwen Kirby [Kirby, Gwen]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-02-21T12:00:00+00:00


III.

«Ti portiamo in un posto speciale» dice Ramón in spagnolo, ma non ti svela dove perché è una sorpresa. María e i ragazzi salgono sul Maggiolino di Ramón, che ha una capote ricavata dal tettuccio. Per ultimo arriva Manny; profuma di pane e ha della farina sulle scarpe. Tu ti siedi davanti, sulle gambe di María, e tenti di protestare quando Jorge da dietro copre gli occhi di Ramón che sta guidando. Tu dici: «No, no», ma è una prova di coraggio e nessuno ti dà retta, ridono tutti, e per un attimo sei sicura che morirai durante la tua ultima serata a Pachuca.

Fra ventiquattr’ore sarai di nuovo a casa e questo posto, questo Maggiolino strapieno senza cinture di sicurezza, ti sembreranno lontanissimi, quasi inconcepibili, come adesso è il Minnesota. Non puoi più aspettare che Manny faccia la prima mossa, dovrai essere tu a baciarlo. Al solo pensiero ti si annoda lo stomaco. Ti conforta l’idea che, qualsiasi cosa accadrà, stai per andartene.

Il tragitto è breve, attraversa una parte della città che ora conosci meglio, oltre il cinema e una fila di palazzi scuri con recinzioni alte intorno ai parcheggi. Poi l’auto entra in un campo sterrato e si ferma. Scendono tutti. Il campo è buio e vuoto e tu non sapresti dire perché sei qui, anche se gli altri sembrano saperlo, visto che puntano alla recinzione e la scavalcano. Tu resti vicino a Manny in modo che sia lui ad aiutarti. Ti prende per mano; la sua è calda, la tua fredda. Non ti piace scavalcare la recinzione; è alta trenta centimetri più di te, la punta delle sneakers si infila a malapena nei rombi stretti della rete metallica. Arrivata in cima esiti, poi salti giù e atterri pesantemente, a differenza dei ragazzi.

Al di là della recinzione c’è un luna park deserto. All’inizio vedi solo la ruota panoramica che incombe sulle altre silhouette nere, retroilluminata dal bagliore della città. Poi, quando gli occhi si abituano, vedi un autoscontro, lo scivolo con i tronchi e chioschi di cibo e giochi coperti da tendoni. Il parco è un po’ trascurato – c’è della spazzatura per terra e un odore di cane bagnato, anche se non piove da parecchio –, ma non tanto fatiscente da richiedere una sorveglianza.

«Donde estamos?» chiedi, nervosa ma affascinata.

«La Disneylandía de México» risponde Ramón, e tutti ridono. Anche tu, pur non avendo capito perché. Stanno ridendo di te, di loro stessi o di un mondo capace di ospitare tanti luoghi diversi tutti insieme?

María e Anselmo si staccano subito dal gruppo per limonare in una macchinina vuota dell’autoscontro. Li guardi allontanarsi, un po’ in ansia e un po’ invidiosa. Dalla sera in discoteca si appartano sempre più spesso. Anziché uscire con gli altri sei andata al cinema con María, che ti ha mollata in terza fila per sedersi in fondo con Anselmo. A tratti ti sei girata per cercarla nel buio intermittente, pensando che forse non c’era più, ti aveva abbandonata lì, e hai sentito un’ondata della paura che provavi nei primi giorni a Pachuca.



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