Lo spaventapasseri by Lo spaventapasseri (2013)

Lo spaventapasseri by Lo spaventapasseri (2013)

autore:Lo spaventapasseri (2013) [spaventapasseri, Lo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2013-10-27T23:00:00+00:00


12.

FAME KIMIKA

Come avevo immaginato, la birreria è imbucata in una delle crose che da piazza del Carmine salgono verso i giardini di Carbonara. La bionda Lou è abituata a muoversi in un territorio minimale, quello che un tempo si chiamava la strada dell’orto.

L’insegna, chissà perché, recita: FAME KIMIKA. Il locale è un budello lungo e stretto occupato per metà dal banco, dietro al quale un uomo dallo sguardo intelligente, basette pronunciate e capelli neri induriti dal gel, serve birre in bottiglia e parla senza sosta di qualsiasi argomento.

Gli avventori sono quasi tutti ragazzi e quelli che non trovano posto sugli sgabelli se ne stanno in piedi con la bottiglia in mano. Qualcuno esce all’aperto per fumare e nell’aria galleggia una fragranza che ai croissant rivitalizzati dal forno combina il profumo inconfondibile dei cereali fermentati.

Il documentario contro l’omofobia proiettato in uno slargo del vecchio ghetto ebraico è durato più a lungo del previsto, ma la fatica non ha guastato il buonumore di Lou.

Sta scolando la seconda birra, una robusta rossa di produzione belga che sicuramente le rimetterà in moto la voglia di attaccarmi. Io centellino una Weissbier bavarese delicata e spumosa che mi concilia con la vita e mi costringe ad ammettere che l’addetta stampa di Almansi ha ragione a sostenere che da Sammy – così si chiama l’uomo che ci ha serviti – si bevono birre di eccellente qualità.

Sulla musica non mi pronuncio. Le canzoni vomitate dalle casse sistemate sulla parete di fondo − a un volume che consente di conversare senza alzare la voce − mi sono per lo più ignote. Si tratta di gruppi rock degli anni Ottanta e Novanta e qualche pezzo jazz e blues che mi suona familiare, anche se non saprei dire né il titolo né l’esecutore. Lou le riconosce tutte, nessuna esclusa, e conferma l’idea di mia figlia che le mie frequentazioni musicali sono rimaste indietro di qualche secolo. Mi ravvivo a tratti, come un orologio a cucù, quando partono Summertime di Gershwin o Everybody Needs Somebody dei Blues Brothers.

I suoi occhi mi scrutano con curiosità e diffidenza. Ricordano il colore del mare in certe mattine di primavera, con il sole alto tra il monte Fasce e Portofino, quando a due o tre miglia dalla costa seguo la scia della lenza trainata dal gozzo del Capitano. Sotto la barca trecento metri di fondo e la speranza di incappare in un bollo di acciughe assediate dai tonni.

La circospezione è appena stemperata da un sorriso che trasmette un vago presagio di serenità. Forse ho avuto fortuna e stasera con lei ho incrociato uno stato di grazia che vale un banco di tonni. L’alcol aiuta e la sua voce rauca si è fatta più morbida e calda, e alla stanchezza è subentrato un languore che sembra farle dimenticare il trascorrere del tempo. L’orologio a muro segna mezzanotte e tre quarti e non ha ancora tirato in ballo gli impegni di domani mattina.

«Te lo fai un croissant?» domanda posando la bottiglia vuota.

«Perché no?»

Si rivolge a Sammy, a cui



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