Lo sterco del diavolo by Jacques Le Goff

Lo sterco del diavolo by Jacques Le Goff

autore:Jacques Le Goff [Goff, Jacques Le]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2019-08-22T16:00:00+00:00


VARIAZIONI MONETARIE

Le turbative avvertibili nell'ambito dell'economia monetaria dalla fine del tredicesimo secolo si manifestarono tra l'altro in forti oscillazioni del valore delle monete. Trarrò la descrizione di questo fenomeno dal fondamentale Lineamenti di una storia monetaria d'Europa di March Bloch, pubblicato postumo nel 1954. Il corso legale delle monete medievali era di solito fissato dall'autorità pubblica - signori, vescovi e, sempre di più, principi e re - che deteneva i diritti di conio e messa in circolo del denaro. Accanto al corso legale esisteva anche un corso «commerciale» o «volontario», secondario e fluttuante.

Questo doppio registro era rimasto per lungo tempo stabile, ma alla fine del Duecento le autorità monetarie cominciarono a modificare il valore di cambio espresso da un lato in unità monetarie e dall'altro in peso metallico. Tali variazioni potevano agire nei due sensi: si poteva sia rafforzare una moneta, aumentando il peso metallico corrispondente a una data unità monetaria, sia indebolirla. Le variazioni più frequenti e importanti furono indebolimenti, non rafforzamenti - oggi si parlerebbe di svalutazioni. Il sistema di attribuzione di valore alle monete si complicò nel tredicesimo secolo in seguito alla ripresa del conio aureo e all'instaurarsi in Europa del bimettallismo. Il valore delle monete dipendeva dalla combinazione di diversi fattori: la quantità di metallo prezioso, il rapporto di cambio con le altre monete e con la moneta di conto. A partire dal 1270 il prezzo dell'oro aumentò in Francia, ma anche nel regno di Napoli, a Venezia e presso la curia romana. Filippo il Bello, ad esempio, dovette operare un primo aggiustamento nel 1290, ma il rialzo dei metalli preziosi continuò e il sovrano fu costretto ad intervenire di nuovo nel 1295 e nel 1303.

Alcuni tentativi di tornare a quella che veniva chiamata la «buona moneta» fallirono negli anni 1306, 1311 e 1313. Dopo Filippo il Bello si dovette ricorrere a una serie svalutazioni successive tra 1318 e 1330. Tra 1318 e 1322 gli aggiustamenti riguardarono soprattutto il grosso tornese, tra 1322 e 1326 fu il turno dell'«agnello», una moneta d'oro con l'Agnus Dei inciso sul dritto coniata da Filippo il Bello e dagli immediati successori; infine, tra 1326 e 1329 l'amministrazione regia non riuscì a evitare una nuova svalutazione, al punto che si disse che la moneta si squagliava 6.

Queste misure non avevano solo lo scopo di adattare il corso monetario alla realtà economica; per i principi e i sovrani, in particolare per il re di Francia che non disponeva di sufficienti entrate fiscali, esse erano anche un mezzo per incamerare guadagni diminuendo l'indebitamento. Tali interventi, che danneggiavano mercanti e salariati, suscitarono vivaci reazioni ostili al governo. Gli aggiustamenti monetari furono uno dei principali motivi dietro le rivolte popolari e i sommovimenti politici del quattordicesimo secolo. Le reazioni a questi provvedimenti, insomma, contribuirono a formare un'opinione pubblica, una delle cui esigenze era che il re garantisse una moneta «buona», ovvero stabile. Non a caso furono gli aggiustamenti valutari che valsero a Filippo il Bello il soprannome peggiorativo di «falsario». In realtà, fino al secolo



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