L'orfano di Auschwitz by Dexter Ford & Henry Oster

L'orfano di Auschwitz by Dexter Ford & Henry Oster

autore:Dexter Ford & , Henry Oster [Ford, Dexter & , Henry Oster]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2023-10-14T22:00:00+00:00


Capitolo 26

Forche caudine e il nazista con un occhio solo

Le mie mansioni di fattorino mi davano un certo margine di libertà per trovare del cibo, ma a volte mi facevano finire in situazioni che mi spaventavano a morte. Ad Auschwitz eri magari convinto di essere relativamente al sicuro, e un minuto dopo potevi essere morto. Quindi, non sapevo mai a cosa sarei potuto andare incontro.

Ogni tre settimane circa potevamo fare la doccia, in un apposito blocco adiacente alle latrine principali del campo. Finito il lavoro, quando era già buio da tempo, noi stallieri venivamo condotti alle docce dove ci ordinavano di spogliarci. I nazisti ci ispezionavano costantemente, alla ricerca di segni di debolezza. Ad Auschwitz i nuovi arrivi erano continui. Non c’era posto per tutti, dunque i veterani andavano eliminati. Questo era il capolinea. Se ti vedevano malconcio, malato o più emaciato degli altri, c’era la selezione per la morte.

Le SS, come avvoltoi, in occasione di queste docce sporadiche approfittavano per osservare i prigionieri. Eravamo già spogliati, in fila, dunque l’opportunità perfetta per esaminare i nostri corpi macilenti e controllare se avevamo ferite o segni di malattie, per stabilire se potessimo andare avanti ancora per qualche settimana di lavoro duro, oppure se eravamo esauriti, scaduti, e non valeva la pena sprecare il vitto un altro giorno. Giravano voci, nel campo, sul vero significato di quelle selezioni. Se andavi alle docce, tutto bene. Altrimenti, be’, era il tuo giorno sfortunato. I prigionieri non ritenuti in buone condizioni venivano fatti uscire dalla fila, si rivestivano e venivano tenuti separati nelle baracche.

Al mattino, quei poveri ebrei, che nemmeno si erano potuti lavare, venivano caricati sui camion e portati a Birkenau, nelle camere a gas.

Per qualche strana ragione, noi giovani stallieri sembravamo immuni alle selezioni. Forse qualcuno aveva dato degli ordini, qualche anonimo nazista, perché non fossimo mai scelti ed eliminati. Non ne capimmo mai il motivo, ma il nostro gruppo di centotrentuno giovani veniva sempre spedito direttamente alle docce.

Era una fortuna per noi, ma l’esperienza era straziante. Dovevamo per forza passare davanti al gruppo di uomini che erano stati fatti uscire dalla fila prima del nostro arrivo. Sarebbero stati sorvegliati tutta la notte, per impedire che trovassero un nascondiglio o avvertissero gli altri prigionieri. Quando i nazisti li avevano sotto tiro, non li lasciavano più andare.

Poiché rientravamo nel lager dopo tutti gli altri, eravamo obbligati a passare davanti a ogni singolo prigioniero che era stato selezionato per morire la mattina seguente. Provate a pensare di guardare in faccia un uomo che non ha fatto niente di male e che ha appena saputo che quella sarebbe stata la sua ultima notte da vivo. Ora moltiplicate tutto per cento e più, il numero degli ebrei disperati e condannati a morte, che erano già stati selezionati quando passavamo noi, tutti nudi, diretti alle docce.

Alcuni parevano rassegnati. Certi erano furiosi. Quasi tutti, in realtà, apparivano sotto shock, sconvolti.

Mai potrò dimenticare i loro volti.

Ero sorpreso ogni volta che noi, il gruppo dei giovani stallieri, uscivamo vivi dal blocco delle docce.



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