L'universo, gli dèi, gli uomini by Jean-Pierre Vernant

L'universo, gli dèi, gli uomini by Jean-Pierre Vernant

autore:Jean-Pierre Vernant
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2014-03-27T23:00:00+00:00


I senza nome, i senza volto.

Cosí è, Ulisse e i suoi compagni ripartono e arrivano nella terra che la maga Circe aveva loro predetto. Ulisse compie i riti necessari. È davanti alla fossa, ha versato la farina, sgozzato l’ariete, il sangue è pronto per essere bevuto. Vede allora avanzare verso di lui la folla di coloro che sono nessuno, outis, come lui stesso ha preteso di essere, i senza nome, i nonymoi, coloro che non hanno piú un volto, che non sono piú visibili, che non sono piú nulla. Formano una massa indistinta di parvenze, di esseri che sono stati un tempo individui, ma di cui adesso non si sa piú niente. Da tale massa che sfila compatta di fronte a lui, sale un rumore spaventoso e indistinto. Gli esseri non hanno nome, non parlano, un rumore caotico li circonda. Ulisse è assalito da un terrore fortissimo di fronte a uno spettacolo che presenta ai suoi sensi la minaccia di una dissoluzione totale in un magma informe. La sua parola cosí accorta è sommersa in un rumore non udibile, la sua gloria, la sua fama, la sua celebrità sono dimenticate, con il rischio di perdersi in questa notte. Appare nel frattempo Tiresia.

Ulisse fa bere all’indovino il sangue dell’ariete e Tiresia gli annuncia che ritornerà a casa, dove lo attende Penelope, e gli dà altre notizie dei suoi cari. Agamennone è morto, e Ulisse vede anche le ombre di numerosi eroi, vede sua madre, riconosce Achille e lo interroga. Dopo aver bevuto un po’ del sangue che gli rende vitalità, Achille parla. Che cosa dice, nell’istante in cui tutto il mondo ne canta la gloria, in cui il suo kleos, la sua celebrità, brilla di luce vivida, e lui rappresenta il modello dell’eroe sia nel mondo dei vivi sia agli inferi, tra i morti? Ascoltiamolo: – Preferirei essere l’ultimo dei bifolchi laidi, disgustosi, immersi nel letame, la piú povera creatura che si mostra alla luce del sole, piuttosto che essere Achille in questo mondo di tenebre che è l’Ade –. Ciò che Achille afferma nell’Odissea è il contrario di quanto diceva l’Iliade: Achille, in quest’ultima, poteva scegliere fra una vita breve ma gloriosa e un’esistenza lunga ma priva di gloria, e per lui non c’era esitazione, nessun dubbio: bisognava scegliere la vita gloriosa, la morte eroica nel pieno della giovinezza, poiché la gloria di una vita breve che si compie in una bella morte valeva molto piú di tutto il resto. Ora afferma esattamente il contrario. Una volta morti, se si avesse ancora possibilità di scelta, si preferirebbe essere un povero contadino pidocchioso che vive nell’angolo piú remoto e sperduto della Grecia piuttosto che il grande Achille nell’Ade.

Ulisse ascolta la confessione di Achille e poi riparte. Fa nuovamente scalo dalla maga Circe, che lo accoglie e nutre lui e i suoi compagni offrendo loro pane e vino, e indica la rotta da seguire. In particolare consiglia a Ulisse il modo in cui affrontare il terribile pericolo delle Rupi erranti, le Planktai, che non sono fissate al fondo marino e che si aprono e si chiudono di continuo, pericolosamente.



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