Maigret e l'informatore by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: poliziesco
editore: Adelphi - gli Adelphi (Le inchieste di Maigret)
pubblicato: 2012-02-29T23:00:00+00:00

«È lui… L’ho saputo proprio da Manuel Mori, che si è tradito oppure credeva che io lo sapessi già».

Maigret conosceva da una trentina d’anni l’uomo che tutti chiamavano la Pulce perché era alto appena un metro e cinquanta. Oltre a essere così piccolo era magro, con un viso strano, tutto bocca. Una bocca che pareva di gomma, in grado di assumere di colpo qualsiasi espressione.

Aveva lavorato come inserviente al Rat de la Cave, un cabaret a quel tempo molto elegante di place Pigalle, frequentato solo da clienti in smoking. Indossava l’uniforme rossa col giubbetto corto, berretto gallonato, e se ne stava sempre sulla porta, pronto a portare in qualsiasi posto i messaggi dei clienti.

Poi il Rat de la Cave aveva chiuso i battenti. La Pulce, che in realtà si chiamava Justin Crotton, aveva lavorato per parecchi anni alla trattoria della rue Victor-Massé, frequentata dai ras della malavita.

Era rimasto agile, magro come allora, capace di infilarsi dappertutto, ma la faccia gli si era riempita di rughe. Da lontano sembrava un ragazzino. Da vicino, portava bene i suoi quarantacinque anni.

«E io, che non ho riconosciuto la voce!» esclamò Louis, quasi facendosene una colpa.

«Probabilmente la cambiava più che poteva».

«Non poi tanto. Adesso che me lo dice, non ho dubbi. Sono imperdonabile per non averci pensato».

«Come viveva la Pulce, in questi ultimi tempi?».

«Si era messo con una entraineuse del Canari di rue Pigalle, che abita in rue Fromentin».

«Faceva il protettore?».

«Più o meno. Però non lo so con certezza. Certo è strano che una bella ragazza si metta con un aborto simile. È nato a Parigi, in rue de la Chapelle, e non ho bisogno di dirle che mestiere faceva sua madre. L’ha mandato a casa di una sua sorella a Saint-Mesmin-le-Vieux, in Vandea. A quattordici anni il ragazzo è tornato a Parigi e si è dato da fare tanto da cavarsela».

«Adesso è in pericolo» disse Maigret, in tono molto serio.

«Crede che i Mori avrebbero il coraggio…».

«Personalmente si terrebbero fuori del colpo. Hanno sicari sufficienti per sopprimere qualunque testimone scomodo». L’ispettore Louis non si dava pace.

La Pulce! E nessuno sospettava di lui. Lo ritenevamo tutti un tipo inoffensivo, una specie di ragazzo dalla faccia piena di rughe. Frequentava i malviventi, che parlavano con lui liberamente senza preoccuparsi».

Credo che il suo sogno fosse quello di essere considerato uno di loro… Non mi stupirei che qualche volta gli abbiano fatto fare il palo!».

«Come si chiama la sua amica?».

«Blanche Pigoud. Abita in rue Fromentin 28. A due passi dal boulevard Clichy, dove ho appena pranzato».

«La conosce?».

«Solo di vista, perché non ho mai avuto niente da rimproverarle».

«Immagino che vada a letto all’alba. Forse la troviamo in casa».

«A meno che non sia andata dal parrucchiere. Le ragazze come lei si alzano presto solo per andare dal parrucchiere». Maigret chiamò Janvier.

«Vuoi venire con noi? Andiamo di nuovo a Montmartre».

«Prendo una macchina?».

«Certo!».

Uscirono tutti e tre. La giornata era splendida, un po’ troppo calda per essere maggio, e c’era da aspettarsi qualche temporale.

«Saliamo tutti e tre?».

«Salgo prima io solo per non spaventarla. Anzi, è meglio che venga anche l’ispettore Louis, dato che la ragazza ha telefonato a lui».

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