Malinconia by Eugenio Borgna

Malinconia by Eugenio Borgna

autore:Eugenio Borgna [Borgna, Eugenio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli
pubblicato: 2013-11-14T05:00:00+00:00


Il modo di vivere lo spazio nella mania

La disperata esigenza di spazio, e l’aspirazione a trasformare lo spazio (l’ambiente circostante) nel senso delle interne sollecitazioni, contraddistinguono ogni forma di vita maniacale. Gli spazi sono vissuti come ristretti e oppressivi, come opachi e incombenti; e ogni ostacolo alla espansione nello spazio scatena tensione e aggressività nel paziente. Il corpo (il corpo-che-vive e, cioè, il corpo-Leib) non ha e non ammette limiti che sono raggiunti e, poi, oltrepassati in una serie infinita di traguardi conseguiti e bruciati in una frenetica rincorsa. Spazio e corpo sono reciprocamente e dialetticamente correlati: lo spazio vissuto è a disposizione del corpo vissuto che nella mania si espande fuori di sé e non ha soste nel suo movimento inarrestabile. Lo sguardo non è, qui, interiorizzato come nella malinconia ma si diffonde e dilaga nel mondo delle realtà personali e cosali: divorandole e svuotandole di senso (di rimandi alla intersoggettività). Alla frenata, e poi assoluta, immobilità del corpo e dello spazio nella malinconia si sostituisce nella mania l’agitazione senza fine del corpo e la fuga dello spazio che si allontana: inafferrabile ed etereo. (Come scrive Tatossian: “La leggerezza del corpo maniacale, che è evidente nelle attitudini, nei gesti e nel modo di occupare lo spazio, lo privano di ogni consistenza e testimoniano così di una radicale fragilità esistenziale” [283].)

Al di là di queste modificazioni dello spazio vissuto, nella mania si osservano anche modificazioni dell’ambiente circostante e, cioè, dello spazio non vissuto ma geometrico. Quando ci confrontiamo con una paziente sopraffatta, come Francesca, dalla mania, si è immediatamente colpiti dalle modalità con cui essa trasforma la stanza ospedaliera che la ospita. L’ambiente cambia improvvisamente nella sua fisionomia: le pareti risentono spazialmente e figurativamente della gioia sfrenata che c’è nella paziente. Da questa vengono raccolte nella stanza quantità infinite di oggetti con funzioni e significati diversi (oggetti domestici ma anche fiori, libri, disegni, stampe): al di là della confusione apparentemente dilagante, non si sfugge nondimeno alla sensazione che la disposizione e la articolazione spaziale degli oggetti abbiano una qualche significazione estetica [203]. L’ambiente spaziale della stanza, sommersa da questa dis-ordinata aggregazione di cose, lascia intravedere una partecipazione personale ed emozionale, da parte della paziente, che sembra arginare e rifunzionalizzare l’anarchia e la lacerazione della sintomatologia clinica.

Non possono non essere definite fulminee e sbalorditive la rapidità e l’abilità con cui una stanza opaca e vuota sia trasformata da Francesca in una stanza sottratta alla in-significanza e al silenzio: in una stanza che allude (che rimanda) a qualcosa di vivente. Quella che si delinea come una festa (un tripudio) di colori sembra contrassegnare i modi inconfondibili con cui la stanza, occupata dalla paziente, viene organizzata. A mano a mano che l’esperienza maniacale si attenua, diminuisce nella paziente la risonanza emozionale nei confronti degli oggetti e della stanza che li contiene. (Si ha talora una più immediata e precisa percezione delle condizioni cliniche di un paziente maniacale considerando gli aspetti ambientali della stanza, in cui si trova, che non esaminando le modalità comportamentali che egli presenta.



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