Medioevo simbolico by Michel Pastoureau
autore:Michel Pastoureau
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biblioteca Universale Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2017-01-24T05:00:00+00:00
Difficoltà della tintura medievale
Malgrado questo grande scarto tra trasmissione orale e scritta dei saperi, la tintoria medievale è capace di prestazioni elevate; molto più di quanto non fosse la tintoria antica, che a lungo ha saputo tingere solo in rosso. Anche se la tintoria medievale ha perduto il segreto della vera porpora26, ha fatto notevoli progressi nel corso dei secoli (in particolare a partire dal XII), soprattutto nelle gamme dei blu, dei gialli e dei neri. Solo i bianchi e i verdi continuano a porre delicati problemi27.
Tingere in un bianco che sia davvero tale è possibile solo con il lino, e rimane ancora un’operazione complessa. Per la lana, ci si accontenta spesso della tinta naturale «sbiancata» sul prato con l’acqua fortemente ossigenata della rugiada e con la luce del sole. Ma si tratta di un procedimento lento e lungo, che richiede molto spazio ed è impossibile in inverno. Inoltre, il bianco così ottenuto non è veramente bianco e ridiventa grigio scuro, giallo o color naturale (écru) nel giro di qualche tempo. È per questo che, nelle società medievali, è raro l’esser vestiti di un bianco veramente bianco28. L’utilizzo tintorio di talune piante (saponarie), di soluzioni a base di ceneri oppure di terra e minerali (magnesio, gesso, biacca), dà infatti ai bianchi dei riflessi grigiastri, verdastri o azzurrognoli togliendo loro una parte della luminosità29. Tutti coloro, uomini o donne, i quali, per ragioni morali, liturgiche o emblematiche, dovrebbero vestire di bianco, non lo sono mai veramente né totalmente. Così le regine di Francia e d’Inghilterra, che a partire dalla fine del XIII o dall’inizio del XIV secolo prendono l’abitudine di portare il lutto in bianco: si tratta di un puro orizzonte teorico; essendo impossibile ottenere e rendere stabile il bianco unito, esse lo «spezzano» associandolo al nero, al grigio o al viola. Così pure i sacerdoti e i diaconi, nei giorni in cui il colore bianco è d’obbligo durante il loro ufficio (festività del Cristo e della Vergine, Epifania, Ognissanti30): in quei giorni il bianco viene di frequente associato all’oro, per ragioni non soltanto simboliche ma anche tintorie. Così, infine, i cistercensi, questi «monaci bianchi» che nella realtà del loro abito non sono mai veramente tali. Accade lo stesso del resto con i fratelli nemici benedettini, i «monaci neri»: anch’essi raramente sono vestiti di un vero nero, perché ottenere un nero uniforme, squillante e stabile sulla lana è operazione delicata e costosa (è più facile per i tessuti di seta). Se in certe immagini sono veramente neri e bianchi – non in tutte comunque – i monaci benedettini e cistercensi nei loro monasteri e priorati sono spesso vestiti di bruno, di grigio e persino di blu31.
Quanto al verde, è ancora più difficile da realizzare e da fissare del bianco o del nero. Sulla stoffa e l’abito, i toni verdi sono spesso sbiaditi, grigiastri, poco resistenti alla luce ed ai lavaggi. Far penetrare profondamente il colore verde nelle fibre del tessuto, renderlo squillante e luminoso, evitare che non scolori rapidamente, è sempre stato esercizio difficile per la tintoria europea, dall’Antichità romana sino al XVIII secolo.
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