Mondi del vino by Gianmarco Navarini

autore:Gianmarco, Navarini [Navarini, Gianmarco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Sociologia, Intersezioni
ISBN: 9788815324276
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00

Ma il primo dei vini a cui il wine judge fa riferimento parlando di «imbarazzo» è stato indubbiamente il Sassicaia, benché altre etichette (Tignanello, Ornellaia, ecc.) abbiano dato alla causa uno straordinario contributo. Quando il Sassicaia venne consacrato a miglior vino italiano, l’imbarazzo istituzionale si risolse dapprima con l’introduzione degli IGT nel 1992 e, nel giro di un paio d’anni, con l’istituzione di un’apposita DOC (anzi due, Bolgheri Sassicaia e Bolgheri).

Ovviamente, la categoria IGT fa parte della classificazione nazionale e dunque non riguarda soltanto la Toscana. Le IGT – nel complesso circa 120 – sono denominazioni meno rigorose delle DOC e delle DOCG: delimitazioni territoriali più ampie (regionali o provinciali, ma anche di «colli» e «colline», «valli», ecc.) e quindi maggiore libertà sulla provenienza delle uve e sulle varietà impiegate (comunque considerate idonee alla coltivazione nella delimitazione); regolamentazione più libera in termini di viticoltura, vinificazione, imbottigliamento ed etichettatura; non sussiste l’obbligo di controlli chimico-fisici ed esami organolettici. Il fatto che i nomi delle denominazioni siano riportabili in etichetta – ad esempio, «Catalanesca del Monte Somma» (Campania, provincia di Napoli), «Colli Cimini» (Lazio, provincia di Viterbo), «Valli di Porto Pino» (Sardegna, provincia di Cagliari), «Valdamato» (Calabria, provincia di Catanzaro), «Vigneti delle Dolomiti» (Trentino-Alto Adige e Veneto, province di Bolzano, Trento e Belluno), «Val Tidone» (Emilia-Romagna, provincia di Piacenza), «Camarro» (Sicilia, provincia di Trapani) – contribuisce tuttavia a offrire un’idea del patrimonio territoriale vitivinicolo italiano. Quando il nome della denominazione non è riportato in etichetta – ad esempio, un’IGT regionale o provinciale – è possibile che il produttore ritenga che quel nome non aggiunga un particolare prestigio al vino (comunque indicato come IGT). In questa direzione è possibile cogliere un’importante differenza con il sistema delle AOC francesi, che si aggiunge ad altre due altrettanto importanti: il fatto che in Italia non sussiste la classe istituzionale dei «cru» e che il movimento in ascesa delle denominazioni nel sistema, l’istituzione di nuove DOC e i passaggi da DOC a DOCG, è decisamente più frequente e dinamico che in Francia. Per cogliere la terza differenza, ossia per afferrare il significato strutturale degli IGT, effettivamente vini di categoria interstiziale più che intermedia, il novello connaisseur internazionale deve impadronirsi di una complicata nozione, relativa al processo noto in Francia come déclassement.

A differenza del sistema italiano, le AOC francesi contemplano una logica piramidale anche al loro interno e, oltretutto, queste piramidi nascoste sono di consistenza diversa passando da un’AOC a un’altra. Un esempio relativo alle AOC della Bordeaux può chiarire il punto. Le due AOC Margaux e Pauillac, tra le più importanti del secteur Médoc, sono in cima a un ordine composto da altre quattro classi di AOC, in valore decrescente: Haute Médoc, Médoc, Bordeaux Supérieur, Bordeaux. L’AOC Saint-Émilion, nell’omonimo settore, si colloca invece al di sopra di una piramide più contenuta, al cui interno si trovano soltanto Bordeaux Supérieur e Bordeaux. Il significato di queste piramidi interne va visto non tanto nella prospettiva di un’eventuale ascesa di categoria quanto nel suo contrario, vale a dire come eventualità di declassamento di uno specifico vino prodotto da un’azienda.

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