(New Camelot 03.5) Carte dell’amore: la Luna by Sierra Simone

autore:Sierra Simone [Simone, Sierra]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788893128698
editore: Triskell Edizioni
pubblicato: 2020-11-27T23:00:00+00:00

Il giorno del solstizio d’inverno arriva con un’oscurità di pioggia fitta e un assalto di vento odioso. Mi sveglio con Nimue in piedi vicino alla finestra, tutta ombre e argentata mentre guarda la tempesta che si muove sull’isola.

«È già la notte più lunga dell’anno,» mormora. «Ma questa tempesta la fa sembrare ancora più lunga.»

Sembra davvero una specie di quasi-notte, fuori, un crepuscolo che dura tutto il giorno e che mi fa anche venire voglia di non alzarmi mai dal letto.

Non che possa comunque, dato che Nimue mi incatena ogni notte.

«Torna da me,» supplico, allungando la mano verso di lei. Voglio la sua testa setosa infilata sotto il mio mento, le sue mani sottili cullate tra il mio petto e il suo mentre la tengo in braccio. Ho aspettato così tanto tempo per averla di nuovo, e Dio solo sa quanto tempo mi resti per godermela. Non molto, a giudicare dalla rapidità con cui le ho ceduto pezzi di potere. Ma è così difficile resistere dopo che mi ha picchiato così bene, dopo che ha già strisciato nel mio mistero, come le piace dire. Sembra la cosa più naturale del mondo premere le mie labbra sulle sue e lasciarle prendere, prendere, prendere. Offrire il barlume della mia vista, anche se sento sempre più veli che si chiudono nella mia mente. Anche mentre sento la mia magia tremolare, prossima a una fredda morte, mentre concedo tutto all’oggetto della mia adorazione.

Mi manca il potere?

Mi pento della sua perdita?

Sì e no. Mancanza e pentimento sono due cose molto diverse. Basta chiedere a chiunque abbia mai lasciato qualcosa su un altare sacro per dimostrare la propria devozione. Se non ti mancasse, non sarebbe un sacrificio molto degno.

«Andiamo nella stanza sul retro,» dice, facendomi cenno di sedermi sul letto. Tendo i polsi per farmi ammanettare come un bravo ragazzo, il mio cazzo che già si agita in trepidazione, e il rituale è ormai familiare, persino domestico. Forse è così che si sentono le coppie sposate quando uno di loro guarda il partner che si veste appena sveglio, affrontando la routine mattutina, intima e meccanica: è così che mi sento ora a guardare Nimue, mentre tira fuori le manette dal tavolino per avvolgerle intorno ai miei polsi, lasciando cadere un bacio sulla mia pelle prima di chiuderle. Guardando i suoi capelli muoversi sulle spalle mentre si piega per sbloccarmi la caviglia e poi attaccare la catena alle manette invece, e il luccichio della chiave annidata nel tuffo della clavicola mentre si alza e tira la catena per controllare che sia agganciata per bene.

Se avessimo un finale diverso da quello che il destino ha previsto per noi, le chiederei di sposarmi subito. Invece la guardo mentre finisce il suo lavoro e dico: «Ti amo.»

Posa la mano sulla mia mascella, facendo scorrere le dita nella barba argentata che adora. «Spero che tu sia pronto a dimostrarlo.»

Nemmeno la stanza sul retro riesce ad attutire il rumore della tempesta mentre ci sistemiamo, e c’è qualcosa di ipnotico nella pioggia sferzante all’esterno, mentre Nimue mi fa sdraiare in salotto.

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