Pantheon by Jörg Rüpke

Pantheon by Jörg Rüpke

autore:Jörg Rüpke [Rüpke, Jörg]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858428627
editore: Einaudi
pubblicato: 2018-04-18T04:00:00+00:00


3.3. Presenza e assenza.

Il riferimento all’Augusto regnante offriva molteplici possibilità. Il governante può apparire come un vincitore militare e protettore, come la quintessenza della pietà nell’atto di sacrificare, come un donatore generoso, come un salvatore durante le catastrofi naturali, come la fonte della prosperità. Questa diversità si rispecchiava lontano da Roma nella serie di interventi e donazioni ricordate nelle iscrizioni sugli edifici, nella presenza dell’Augusto sulle insegne militari o in forma statuale, nelle immagini e nelle legende delle monete. In queste occasioni l’invocazione di un Augusto era plausibile ed era messa in relazione a una persona probabilmente mai vista, ma senza dubbio esistente. Se non altro per mezzo di piccoli rituali e di grosse feste celebrati dagli amministratori o dai soldati romani, la sua specialità e qualità «divina» fu resa piú plausibile. In questo modo, a ciascun suddito era offerto un punto di riferimento che era allo stesso tempo individualmente e socialmente plausibile82.

La crescente sacralizzazione degli Augusti per mezzo delle immagini che essi disseminavano e dell’etichetta con la quale avevano formalizzato l’accesso alle loro persone, tuttavia, limitava in modo sempre maggiore la gamma delle possibili relazioni e il modo di formalizzarle83. Le possibilità di intervenire sulla natura speciale del governante in dichiarazioni e conversazioni – in modo particolare dopo la sua morte – furono cosí limitate. Furono soprattutto i senatori e gli intellettuali dell’età del principato a poter discutere, ad esempio, dei meriti sociali e dei limiti della capacità umana prendendo a esempio l’imperatore, senza attendere che fosse passato molto tempo dalla sua attività84.

E cosí, negli anni Venti del I secolo a.C., il poeta apulo Quinto Orazio Flacco, che fu promosso dal confidente di Augusto Mecenate, si chiede se ci sia un dio in forma umana inviato in aiuto di Roma e solo nelle ultime righe del suo poema scioglie il mistero identificando questo salvatore nel giovane Cesare85. Dieci anni dopo, lo stesso poeta si spinse oltre. Nel quarto libro delle sue Odi, che dovrebbero essere state pubblicate nel 13 a.C., si rivolge a lui come a un figlio di dio e paragona la sua presenza in città alla luce e alla primavera, dicendo che egli rende il giorno piú bello e il sole piú lucente86. Ma erano soprattutto i suoi successi militari a essere menzionati ripetutamente. In questo contesto dunque, le poesie raccontano di un Cesare invocato in preghiera e con libagioni di vino e del suo potere divino (numen) venerato insieme ai lari. A lui vengono paragonati, fra quanti cooptati fra gli dèi, Castore ed Ercole87. Per lo storico Valerio Massimo, che proveniva da uno strato sociale paragonabile a quello di Orazio, a malapena mezzo secolo dopo, era del tutto evidente che una storia del mondo doveva cominciare con una invocazione al «Cesare» regnante (il nome era da tempo diventato un termine generico che indicava il governante imperiale). «Gli altri dèi [noi romani] li abbiamo accettati da altri, i Cesari li creiamo noi»: cosí chiude la prefazione alla sua raccolta di Exempla88.

Questa forma di ricordo, con la quale



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