Paura, panico, contagio by Paolo Legrenzi

Paura, panico, contagio by Paolo Legrenzi

autore:Paolo Legrenzi [Legrenzi, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2020-03-13T00:00:00+00:00


Ostacoli al principio della speranza

Ci sono degli ostacoli al circuito della speranza, costruiti da noi stessi e solo indirettamente causati da altri. Così come il circuito della speranza è contagioso, possono esserlo anche gli ostacoli. Per comprendere come funziona, dobbiamo prima di tutto essere consapevoli degli errori che possiamo fare valutando un fenomeno come il diffondersi di un’epidemia.

Proponiamo quindi un esempio, seguito tappa dopo tappa, per illustrare e analizzare come si costruiscono gli ostacoli, si perde la speranza e si diventa fatalisti, e non ottimisti.

Immaginiamo un dialogo ideale sul Coronavirus tra un esperto, il Prof. K. (che potrebbe essere il vero Prof. Adam Kucharski, che lavora alla Scuola londinese di igiene e malattie tropicali e ha partecipato a una trasmissione della BBC parlando dell’epidemia spagnola del 1918), e una persona che vuole capire se deve sperare per sé e per i suoi cari e, per farlo, vuole capire bene come stanno le cose, con la propria testa.

Ascoltatore: Alla televisione ci parlano di questo nuovo virus che arriva dalla Cina e ci presentano sempre il numero delle persone ammalate e quello dei morti. Ho quindi pensato che il rapporto tra questi due numeri sia il rischio di morire se colpiti dal male. Ho fatto bene? È quello il mio rischio?

Prof. K.: Il problema è che se operiamo così, dividendo il numero di casi per il numero di morti, non teniamo conto dei casi che non sono stati rilevati o del ritardo, cioè il tempo che passa tra il contagio, la malattia e il decesso. Se abbiamo due morti su due casi, questo significa che assai probabilmente non sono stati rilevati molti altri casi. Tener conto del ritardo è cruciale.

Ascoltatore: Come, il ritardo?

Prof. K.: Se, in un dato giorno, 100 persone arrivano all’ospedale con un virus e se tutte sono vive appena ricoverate, il rischio di morte in quel giorno è “zero”. Dobbiamo aspettare a vedere che cosa succede dopo. Ogni morte si riferisce a persone contagiate in precedenza, non sappiamo quando e dove, e ricoverate settimane prima del decesso. In alcuni posti del mondo le persone non vengono neppure ricoverate.

Ascoltatore: Allora possiamo dire che il rischio di morte è il 3%? Ho sentito le stime più diverse.

Prof. K.: All’inizio, e talvolta ancor oggi, sono stati dati i numeri delle morti e dei contagiati. Come ho detto, questo conduce a un calcolo errato. Si è detto, per esempio, che in Cina il rischio di morire se contagiati è il 2%. Se invece ripetiamo lo stesso calcolo errato adesso, ai primi di marzo, il rischio si avvicina al 4%. In realtà il dato oggettivo è che, se teniamo conto del ritardo e dei casi non registrati, il rischio di morte è inferiore all’1%, ma non possiamo saperlo con precisione e questo comunque non deve indurci ad abbassare la guardia nei comportamenti di prevenzione.

Ascoltatore: E il rischio di essere contagiati come si calcola? Dipende solo dal numero delle persone contagiate che incontro?

Prof. K.: In realtà la probabilità di trasmissione da una persona all’altra



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