Per la cruna di un ago by Peter Brown

Per la cruna di un ago by Peter Brown

autore:Peter Brown [Brown, Peter]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858414477
editore: Einaudi
pubblicato: 2018-02-06T05:00:00+00:00


Nel complesso, le Lettere Divjak documentano nel cristianesimo latino, sia dentro sia fuori dell’Africa, un significativo cambiamento di «tono». Esse rivelano fin troppo chiaramente quali fossero i limiti del possibile per i vescovi cristiani, costretti a operare in una società in cui la vita pubblica possedeva ancora un volto decisamente profano. Anche se nel decennio precedente poteva forse esservi stata l’impressione che, in fatto di privilegi, l’ago della bilancia fosse inclinato in favore della chiesa cattolica, gli equilibri di potere erano rimasti inalterati. Se considerate con altre testimonianze, le Lettere Divjak non supportano in alcun modo le consuete esposizioni storiografiche di una trionfale ascesa del cristianesimo nell’Occidente latino. La chiesa cattolica non venne a sostituirsi all’impero in decadenza con una transizione morbida e incontestata. Come vedremo nei prossimi capitoli, la Respublica – lo stato romano – rimase un’istituzione profana, il cui intimo senso di maestà e il tradizionale governo con il pugno di ferro non dovevano nulla al cristianesimo. Nel corso del V secolo, lo stato romano delegò ben poco ai vescovi e, alla fine, l’impero crollò combattendo sotto lo sguardo non certo amorevole di molti cristiani, che lo consideravano un’istituzione che non era riuscita a realizzare le loro aspirazioni verso una società cristiana.

Dato il loro tono volutamente allarmista, le Lettere Divjak tendono a essere lette come testi che documentano nella società africana una crisi crescente e ineluttabile. In realtà, non era cosí. Nelle lettere difficilmente troviamo menzionato anche un solo abuso che non avesse già fatto la propria comparsa in un’epoca precedente. Di certo, però, un cambiamento era avvenuto. Nel corso dei primi tre decenni del V secolo, i vescovi cattolici si erano fatti piú ambiziosi, interferendo con maggiore insistenza (benché non necessariamente con maggiore successo) in ambiti precedentemente ignorati, come la tassazione oppressiva, la schiavitú e il diritto di asilo nelle chiese45. Nel corso dei decenni, avevano preso sempre maggiore consapevolezza del loro potere come gruppo di pressione. La condanna imperiale della dottrina pelagiana era stata ottenuta proprio grazie alla loro abilità di lobbismo presso la corte, abilità che avevano dimostrato già in precedenza, dopo il 411, nella sconfitta dei rivali donatisti. Le leggi contro pelagiani e donatisti rappresentavano tuttavia solo un lato della medaglia. L’altro lato era una crescente fiducia nel fatto che i vescovi giunti a Ravenna avrebbero trattato con un impero governato da «principi cristiani», dai quali potevano aspettarsi la massima attenzione alle loro opinioni.

Fu questo il grande miraggio della fine degli anni Venti del V secolo, anni in cui acquistò forza sempre maggiore la retorica di un impero retto da «principi cristiani». Alcuni segnali provenienti dalla corte stessa confermavano tale convinzione. Nel 426, l’imperatrice Galla Placidia fece costruire a Ravenna la grande chiesa votiva di San Giovanni Evangelista, voluta per celebrare il proprio ritorno al potere dopo un breve periodo di guerra civile. Nel suo splendore, la nuova chiesa (le cui decorazioni originali sono andate purtroppo perdute) era una manifestazione di gratitudine a Dio, per la protezione ricevuta in un momento di pericolo, tanto



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