Putin storico in capo by Nicolas Werth

Putin storico in capo by Nicolas Werth

autore:Nicolas Werth [Werth, Nicolas]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-05-25T12:00:00+00:00


Russia-Ucraina: una «guerra di memorie».

Sempre nel 2020 si è aggiunta un’ulteriore tappa nella consacrazione del nuovo racconto nazionale, che ormai si trova inciso nel marmo della Costituzione. All’articolo 67.1 si legge, in particolare: «La Federazione russa, Stato erede dell’Urss, […] protegge la verità storica [sic], omaggia la memoria dei difensori della Patria e proibisce di sminuire l’importanza dell’eroismo del popolo nella difesa della Patria». Questo emendamento alla Costituzione induce a formulare due osservazioni. La prima è che il ricorso alla nozione di «verità storica» consente di bollare come «menzognere» tutte le deviazioni dalla vulgata. Un esempio viene dalla requisitoria contro Memorial davanti alla Corte suprema (28 dicembre 2021), durante la quale il procuratore ha ammesso chiaramente che l’Ong doveva essere sciolta per aver presentato «un’immagine menzognera dell’Urss come Stato terrorista». La seconda osservazione è che la questione storica piú sensibile, piú importante, meritevole di essere inserita solennemente nella Costituzione è – ora piú che mai – quella della Grande guerra patriottica, che ha dato prova dell’eroismo del popolo sovietico, un eroismo a cui si attribuisce valore di essenza.

Nessuna zona d’ombra deve offuscare l’immagine di quella guerra eroica che ebbe inizio il 22 giugno 1941, quando le truppe della Germania nazista invasero l’Urss. La parentesi del patto germano-sovietico, particolarmente imbarazzante, è oggetto di un’esegesi presidenziale, com’è facile dedurre dal numero di interventi che Vladimir Putin, documenti d’archivio alla mano, ha formulato su diverse questioni connesse: la dissoluzione della Cecoslovacchia nel 1938 (che a detta sua dimostra la viltà dei Paesi occidentali, pronti a rinnegare gli impegni con gli alleati e a intendersela con i nazisti)45; il patto stesso (episodio particolarmente «delicato», perché il «protocollo segreto» allegato all’accordo dimostra che la volontà di conquista dell’Urss non solo preesisteva alla lotta contro i nazisti, ma si realizzò in combutta con la Germania); il «processo di incorporazione dei Paesi baltici all’Urss»46. Un argomento fra tutti resta tabú: il collaborazionismo con l’occupante nazista47. Fatto sta che se da un lato, per quanto riguarda il territorio russo (o bielorusso), si negano – perseguendo penalmente chi sostiene il contrario – tutte le forme non solo di collaborazione ma persino di compromesso con i nazisti, dall’altro, a partire dal 2014, i mezzi d’informazione e l’apparato di propaganda russo nel suo complesso denunciano rumorosamente i movimenti nazionalisti (Oun e Upa) apparsi negli anni Trenta nell’Ucraina occidentale (annessa alla Polonia nel 1920). Accusate di aver collaborato con l’invasore nel 1941-44, le formazioni sono bollate come «naziste» o «neonaziste»48. Ciò avviene con una violenza esacerbata dal fatto che, durante la «rivoluzione dell’Euromajdan»49 del febbraio 2014, che Putin ha definito un «colpo di Stato» per mano di «ultranazionalisti e neonazisti» ucraini spalleggiati di nascosto dagli Stati Uniti, molti manifestanti (pur non appartenendo al «nocciolo duro», assai minoritario, degli attivisti di estrema destra)50 avevano ripreso uno slogan dell’Oun – «Gloria all’Ucraina, gloria agli eroi!» – arrivando persino a qualificarsi, in certi casi, come «banderisti»51. Come sottolinea al riguardo Andrii Portnov, «per i sostenitori della democrazia era un modo di esprimere il rifiuto della propaganda ufficiale russa […].



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