Racconti per giovinetti by Pietro Thouar

Racconti per giovinetti by Pietro Thouar

autore:Pietro Thouar [Thouar, Pietro]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2015-07-16T22:00:00+00:00


4.

La capacità e il buon successo di Tito nella sua professione avevano procacciato alla famiglia della signora Elena una discreta agiatezza che era mantenuta e quasi aumentata dalla provvida economia della Milla. Quindi, fatto un consiglio domestico tra la madre, Tito e la Milla, deliberarono di trasferirsi in campagna, per far godere alla famiglia i benefizi della buon'aria o per aumentare il risparmio. Questa risoluzione fu un tripudio per tutti, e cominciarono a ragionare della scelta del luogo. Un giorno che la Milla non v'era, e le fanciulle parlavano con la mamma, la Luigia si pose a dire come la vecchia rammentasse talvolta con passione il paesello dov'era nata, un luogo di poggio, in conseguenza di aria buona, e lontano dalle grandigie dei villeggianti. Quantunque la Milla ne fosse uscita da fanciullina, pure lo descriveva con diletto mirabile notando ogni cosa, e la fonticella dove sua madre la mandava in compagnia dell'altre bambine ad empire la brocca, e la buona memoria del prior vecchio e l'onesta semplicità degli amorevoli contadini. La signora Elena capì per aria il pensiero gentile della figliuola, e fissato tra loro di mantenere il segreto aspettarono il ritorno di Tito per ragionarne con lui. Applaudì egli alla proposta, e presa tosto informazione del luogo seppe che il priore attuale era un degno sacerdote giovine, stato suo condiscepolo, e che aveva sotto la sua giurisdizione un convento soppresso, nel quale avrebbero potuto facilmente trovare abitazione per tutti. Un giorno di festa andò a visitarlo, riscontrò opportuno il paese e l'abitazione e concertò ogni cosa col virtuoso suo condiscepolo, salva l'approvazione di sua madre. Essa la diede; e una sera Eugenio rinfrescò alla Milla la memoria del suo paese. Per lo più la sua prima risposta era un sospiro, perchè sebbene lo rammentasse volentieri, pure non v'è dolce senza l'amaro, soleva ella dire; e la più favorita tra le sue ricordanze era quella del giorno dei morti che ella passò nel casolare nativo. «Avevo undici anni (diceva ella); mia madre, quell'angiolo benedetto di mia madre era morta giovine pochi giorni prima; il babbo, povero pigionale, sconsolato tanto da non si dire, perchè le voleva un bene dell'anima, si messe in capo di lasciare quei luoghi che a ogni passo gli rammentavano la sua disgrazia. I nostri parenti erano pochi, e poveri quanto noi. Il priore le scavò di sotto terra le ragioni per trattenerlo; gli parlò della rassegnazione ai voleri di Dio, gli promise d'aiutarci, gli fece toccare con mano ch'era meglio cento volte anche per via di me rimaner lì che andare vagabondo per il paese senza un pensiero fatto, col pericolo di dovermi lasciare alle mani degli altri.... Non vi fu verso di rimuoverlo dal suo proposito. Io potevo far poco, ma ogni sforzo lo feci per consolarlo, e avevo bisogno anch'io, e dimolto, di chi mi facesse coraggio. Ma egli non ci si poteva più vedere ormai nella casa dell'afflizione; aveva paura di commettere qualche eccesso e non voleva staccarmi da sè un istante. La



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