Racconto azzurro e altre novelle by Marguerite (bruxelles 1903 - Mount Desert Maine 1987) Yourcenar

Racconto azzurro e altre novelle by Marguerite (bruxelles 1903 - Mount Desert Maine 1987) Yourcenar

autore:Marguerite (bruxelles 1903 - Mount Desert, Maine 1987) Yourcenar [Yourcenar, Marguerite]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788845220593
Amazon: B005NHT6RS
editore: Bompiani
pubblicato: 1993-10-15T00:00:00+00:00


MALEFICIO

Una sveglia segnava le undici: undici di sera. La cucina era quasi ampia; le pareti, imbiancate a calce, lentamente impregnate del fumo dei piatti, esibivano quegli ammacchi, quel e macchie, quelle scalfitture che sono i marchi del ’uso, e accanto al ’uscio si notavano intaccature regolari perché di anno in anno i bambini vi avevano misurato la propria statura. Gli oggetti erano col ocati senza simmetria, in ordine, cioè i più utili posti a portata di mano sul ripiano inferiore del a scansia, in alto relegati quel i che non servivano più o erano lì solo per ornamento. Quando Toussainte, rimasta vedova, si era insediata in quel ’al oggio, i lumi erano ancora a petrolio; adesso, una lampadina pendeva dal soffitto accanto a una carta moschicida. La lampadina, un fornel o a gas, la tela cerata sul tavolo, un macinino da caffè comprato al ’emporio del sobborgo, datavano suppergiù la scena, ne erano la nobiltà d’essere di ogni tempo. Toussainte, seduta al tavolo, conversava con una donna che aveva preceduto le altre; riordinavano le stoviglie del a sera, e la banalità dei loro gesti aggiungeva ai discorsi un non so che di più inquietante, persino di più bizzarro, incorporandoli in quel a mediocre realtà.

Entrarono alcune donne: vicine. Quel e che avevano superato i quaranta sembravano vecchie; le une magre, già curve, le altre troppo grasse, slargate da ogni parte nelle loro vesti informi. Una giovane donna, l’aria stanca, aveva portato con sé un bambino, che non poteva lasciare solo. Per ognuna delle sopraggiunte furono scambiate quel e frasi quasi rituali, insignificanti ma indispensabili, differenti in ciascun ambiente, ma che, in fin dei conti, ovunque comprovano lo stesso sforzo di garbatezza e ospitalità. Sedutesi le vicine, Toussainte offrì loro del caffè; quel e rifiutarono, era meglio aspettare, dissero. Una chiese:

“È arrivata?”

“No,” rispose Toussainte.

Entrarono poi due ragazze. Erano le figlie di Toussainte. Con esse il modernismo del a scena si precisò: avevano i capel i corti, le labbra erano dipinte. Siccome la più giovane, guardarobiera, aveva fatto qualche stagione in un grande albergo di Nizza, espressioni gergali, a volte usate a controsenso, apprese frequentando il lift e i camerieri al piano, si incastonavano nel suo dialetto italiano.

Poi, un passo femminile, più leggero degli altri, risuonò piano lungo il corridoio. Toussainte levò il capo e disse:

“Forse è lei.”

Ma non era che Algénare Nerei, una giovane vicina. Era figlia di profughi dal Piemonte: suo padre, un comunista, era rimasto ucciso in un tumulto. Poco dopo il loro arrivo in Francia, le era morta la madre; suo fratel o, marmista, era andato a tentare la sorte a Parigi; era rimasta sola. Si era guadagnata da vivere come domestica, poi come sarta.

Era bel a, di una dura bel ezza bruna che nessuno notava, perché troppo frequente in quel ’ambiente e in quel ’epoca. Andò a sedersi nel a rientranza del a finestra, accanto al e due altre ragazze. Il terribile mistral novembrino faceva stridere le imposte mal connesse; uno sbuffo penetrò nel a stanza; con una mano, Algénare riaccostò l’imposta e vi appoggiò il capo.



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