Storia d'Italia nella guerra fredda by Guido Formigoni

Storia d'Italia nella guerra fredda by Guido Formigoni

autore:Guido Formigoni [Formigoni, Guido]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: storia, Biblioteca storica
ISBN: 9788815329677
editore: Società editrice il Mulino, Spa
pubblicato: 2016-05-02T22:00:00+00:00


In sintesi

La crisi del blocco comunista nel 1956 (innescata dalla destalinizzazione e esplosa con l’invasione sovietica dell’Ungheria) scosse a fondo anche la politica italiana. Il Pci, travagliato dai riflessi di tali vicende, rischiò di scendere un altro gradino della scala dell’emarginazione. Nonostante una certa sfiducia nella leadership sovietica poststaliniana, Togliatti scelse di confermare il «legame di ferro» come elemento identitario (approvando la repressione a Budapest), ma tentò di accompagnare questo vincolo con un disegno più articolato per costruire un’ipotesi socialista in democrazia. Pur non riuscendo a presentarne il profilo in modo convincente, riuscì almeno a stabilizzare il «contromondo» comunista e il correlato consenso elettorale, superando una sfida ulteriore alla propria stessa legittimazione: perse solo la presa su una parte del mondo intellettuale di riferimento, ma non molti consensi popolari. La conseguente rottura con il Psi ebbe invece un peso politico piuttosto cospicuo. I socialisti iniziarono un percorso di revisione ideologica autonomista, ancorché piuttosto contorto e contrastato al proprio interno, non volendo «socialdemocratizzarsi»: Nenni diede comunque chiari segnali di voler avviare un dialogo con la Dc e quindi si avvicinò all’area di governo, attenuando la polemica contro la Nato e l’Occidente. Fu il segretario della Dc Fanfani – incoraggiato da Gronchi – a cogliere l’occasione, particolarmente dopo il relativo successo elettorale della sua Dc nel 1958: assunse la carica di presidente del Consiglio con un governo Dc-Psdi che si autodefinì di «centro-sinistra», guardando ormai a un futuro dialogo con il Psi.

L’ipotesi dell’«apertura a sinistra» comportava però uno slittamento di quel confine tra i mondi che era ormai stato stabilizzato e irrigidito. Qualsiasi modifica, ancorché non rivoluzionaria, non poteva rivelarsi semplice, in tempi di incertezza, soprattutto perché il cammino della distensione internazionale restava fragile e dubbio. Le crisi si alternavano ai compromessi e le superpotenze temevano contraccolpi neutralisti o separatisti in Europa. L’amministrazione Eisenhower osteggiò l’ipotesi di cambiamenti interni all’Italia in modo duraturo, accentuando una discrasia tra le tendenze del quadro internazionale e il processo politico interno: il che rese quest’ultimo molto più controverso. Gli oppositori interni del «partito dell’immobilismo» potevano così sfruttare ampiamente la carta internazionale. Le resistenze dei vertici ecclesiastici e di quelli imprenditoriali (che controllavano la parte prevalente della grande stampa) inasprivano ulteriormente il quadro. Non a caso, una rivolta della destra e dei moderati nella Dc affondò la leadership fanfaniana all’inizio del 1959. Nella difficoltà crescente a costituire governi centristi stabili, la crisi Tambroni del 1960 rappresentò un coagulo ambiguo di diverse intenzioni e processi (personali e politici). Si fece luce anche l’ipotesi regressiva di utilizzare i fantasmi della guerra fredda proprio per saldare attorno alla Dc un blocco delle destre, esteso ai neofascisti di Michelini, con un occhio alla militarizzazione dello scontro con il Pci. Proprio mostrando i costi insostenibili di questa scelta, sconfinati in duri scontri di piazza che fecero riemergere la forza della discriminante antifascista, la nuova prudente segreteria democristiana di Aldo Moro riuscì a orientare verso il centro-sinistra la politica italiana, passando nel luglio del 1960 attraverso un governo di «convergenze democratiche» tra i



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