Storia stupefacente della filosofia by Alessandro Paolucci

Storia stupefacente della filosofia by Alessandro Paolucci

autore:Alessandro Paolucci [Paolucci, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2022-02-07T23:00:00+00:00


4. Il Superuomo che tutto sopporta, tranne il mal di testa

1 Friedrich Nietzsche, Paul Rée, Lou von Salomé, Triangolo di lettere, a cura di Ernst Pfeiffer, Mario Carpitella, Adelphi, Milano 1999, p. 242.

2 «… la sorella Elisabeth, la quale, anche dopo la rottura di quello strano rapporto [la Trinità], durato circa un biennio, aveva proseguito l’opera di delazione nei confronti del fratello, accusandolo, tra le altre cose, di pederastia, come già Wagner aveva fatto» (Enrico Galavotti, L’impossibile Nietzsche, s.e., 2016, p. 12).

3 Nietzsche, Rée, von Salomé, Triangolo di lettere, cit., p. 455, nota 276, in riferimento alla lettera del 22 febbraio 1883 a Franz Overbeck (presente in volume alle pp. 275-276). Nietzsche ricorda all’amico che tra lui e Wagner (morto pochi giorni prima) c’era stata una «offesa mortale», che non è stata mai chiarita del tutto dagli studiosi. Forse era la maldicenza della pederastia, o forse quella dell’omosessualità.

Vedi anche Joachim Köler, Nietzsche. Il segreto di Zarathustra, Rusconi, Milano 1994, p. 203: «Eiser comprese ciò che Wagner voleva dire: Nietzsche è omosessuale. La sua perversione lo trascina alla decadenza. Il crollo fisico è solo l’aspetto visibile del vizio».

4 Paola Sirigu, Nietzsche, l’immoralista sublime, s.e., 2013, p. 117.

5 Nel 1902, due anni dopo la morte di Nietzsche, il neurologo tedesco Julius Möbius pubblicò Über das Pathologische bei Nietzsche (Sulla patologia in Nietzsche), un libro di successo in cui formulò l’ipotesi di una meningite legata alla sifilide, dovuta forse a un’eventuale frequentazione di postriboli, cosa comunque molto improbabile nella vita quasi monastica di Nietzsche. L’ipotesi prese facilmente piede data anche la natura scandalosa della malattia, nonostante gli amici che lo conoscevano bene (Paul Deussen, Erwin Rohde, Peter Gast) la trovassero assurda. Solo l’altro grande amico Franz Overbeck inizialmente la prese come fondata, e contribuì involontariamente a diffonderla (vedi il libro di Anacleto Verrecchia, La catastrofe di Nietzsche a Torino, Einaudi, Torino 1978).

Effettivamente nel referto medico della clinica di Jena, dove Nietzsche era stato ricoverato all’insorgere della pazzia, sotto la dicitura «altre cause» si legge appunto «sifilide», e qualche riga dopo «1886: contagio sifilitico», informazione che sembra essere stata fornita dal dottor Mähly della clinica di Basilea, che aveva accompagnato il paziente Nietzsche a Jena insieme alla mamma, quindi un medico «di passaggio». In quelle cartelle mediche (sia quella di Jena, sia dell’altra clinica di Basilea) non sono stati annotati quelli che avrebbero dovuto essere i segni più inequivocabili della sifilide, ovvero le macchie rosse, le piaghe, i sifilomi, che evidentemente non c’erano. Nell’elenco delle condizioni del paziente si parla di una cicatrice sul prepuzio e di un eczema ai genitali, ma non sembrano legati alla sifilide, altrimenti i medici avrebbero scritto che si trattava di sintomi tangibili della malattia, e ricondotto quindi ad essa anche la follia, cosa che non hanno fatto. (vedi Claudio Pozzoli, Nietzsche nei ricordi e nelle testimonianze dei contemporanei, Rizzoli, Milano 1990, pp. 385-386).

Nel 1945 lo studio dello psichiatra tedesco Wilhelm Lange-Eichbaum (Nietzsche als psychiatrisches Problem) tornò di nuovo sulla sifilide come causa della pazzia, ma anche lui poté



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