Territorio di fuga by Sara Bertrand

Territorio di fuga by Sara Bertrand

autore:Sara Bertrand [Sara Bertrand]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edicola Edizioni
pubblicato: 2023-06-14T22:00:00+00:00


Fuga: nonno N° 1

Riuscì a sfuggire al buio e alla stanza. Alle lenzuola umide, ai rigidi orari e ai pasti insipidi. Riuscì a sfuggire. A trattenere gli spasmi e a non guardare ciò che succedeva intorno, nella branda successiva, proprio accanto a lui. Sfuggì. Imparò di più sulla vita in quel collegio che in qualsiasi altra situazione. Non era scherno. L’umanità è più vicina agli animali di quanto non si voglia ammettere, questo pensava alcune notti. Nelle sue vene scorreva l’istinto primordiale, donato dalla natura e dalle notti fredde trascorse in quella stanza insieme a decine di bambini come lui, morti di paura, macchiati di assenza. A quell’età si chiese perché, quale fosse il senso. Dovettero avvertirlo. E poi, come esprimersi in quella insopportabile calma dei giorni? Capiva, l’idea fu quella di avvicinarlo al mondo animale. Allontanarlo da casa, offrirlo al campo minato, muri altissimi, colmi di storie come le sue e come quelle dei suoi compagni, ammucchiati uno accanto all’altro in file di dieci. Sfuggì. Sopravvisse per raccontarla, nonostante poi non avesse mai il coraggio di farlo e avesse deciso di seppellire quegli anni nella stanza buia di casa sua. Rien, rien. Nulla sarebbe più stato fermé nella sua vita. L’unica porta sarebbe stata la sua. Studiò. Si laureò. Pronto a divorare il mondo. Merci, merci. La gratitudine fa parte del gioco. Per conquistarlo. Le braccia che puntavano più in alto.

Lontano dal suo corpo piantato a terra c’erano i ricordi. Uno studio si interessò al suo lavoro, un ragazzo stimato, con un acume sorprendente al punto da chiedersi, così giovane e così perspicace? Volevano assumerlo al più presto. Quando potrebbe passare nel nostro ufficio, monsieur? Un profumo. Dall’altra parte del mondo, proprio dove si trova quello spazio dell’infanzia, suo padre, le colline, la musica, i costumi, una società composta da uomini di lettere, musica, arte; insomma, un gruppo di pazzi che riempiva la casa di colori tutte le volte che si riuniva per discutere della loro rivista, della torre che sarebbe sorta nel centro di Santiago come bastione dell’arte, della lotta per uscire dalla carne, nel tempo, sempre attenti a ciò che fa male, sconvolge, piange, ogni volta, senza perdere la possibilità di avvisare. E lì c’era lui, in mezzo alla rue, domandandosi: perché, quindi, loro? Che tipo di essere umano voleva essere? Senza imitazioni. Vent’anni lo separavano da quella terra e il fantasma si presentò come un uragano che investe l’oceano. La nave. Quando si divideva la gonna della madre con sua sorella, non immaginava che lo avrebbe attraversato di nuovo, il mare. Questa volta non ci furono lacrime, l’entusiasmo era così grande che lo faceva insospettire, spirito palpitante, che andava in frantumi contro le sue costole, la pelle con la caparbietà di un fungo. Un’esplosione di allegria simile alla collera. Avrebbe trovato ciò che cercava, andata e ritorno, avrebbe ripreso in mano la sua vita, presto, sarebbe tornata la calma. Aveva bisogno della sua valigia e della sua chitarra. Aveva bisogno di quelle colline, di vederle come se assistesse alla creazione del mondo, la cordigliera innevata, era tornato.



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