Tropico del Capricorno by Henry Miller

Tropico del Capricorno by Henry Miller

autore:Henry Miller [Miller, Henry]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Gottlieb Leberecht Müller! È il nome di un uomo che perse la sua identità. Nessuno sapeva dirgli chi fosse, donde venisse, cosa gli era accaduto. Al cinema, quando feci la conoscenza di quest’individuo, si supponeva che avesse avuto un accidente in guerra. Ma quando mi riconobbi sullo schermo, sapendo che mai ero stato in guerra, capii che l’autore aveva inventato questa fantasia per non espormi. Spesso dimentico quale è il mio io reale. Spesso nei miei sogni prendo la corrente della dimenticanza, come suol dirsi, e vago sperduto e disperato, in cerca del corpo e del nome che è mio. E a volte fra sogno e realtà c’è appena una linea sottilissima. A volte mentre una persona mi parla io esco dalle mie scarpe e, come una pianta portata via dalla corrente, comincio il viaggio del mio io sradicato. In questa condizione io son capace tuttavia di appagare le normali necessità della vita; trovare moglie, diventar padre, mantenere la famiglia, intrattenere gli amici, leggere libri, pagare le tasse, fare il servizio militare e così via. In questa condizione io sono capace, se occorre, di uccidere a sangue freddo, per amore della famiglia, o a difesa della patria, o quel che volete. Sono il cittadino usuale, quotidiano che risponde a un nome e che ha avuto un numero sul passaporto. Sono assolutamente irresponsabile del mio destino.

Poi un giorno, senza il minimo avviso, mi sveglio e guardandomi attorno non capisco assolutamente nulla di quel che succede, né la mia condotta è quella dei miei vicini, né capisco perché i governi sono in guerra o in pace, comunque stiano le cose. In quei momenti io rinasco, rinasco e mi ribattezzano col mio nome vero: Gottlieb Leberecht Müller. Tutto quel che faccio col mio giusto nome è considerato pazzo. La gente si fa segni furtivi, dietro le mie spalle, a volte anche in faccia. Son costretto a romperla con la famiglia e con gli amici e con le persone care. Son costretto a lasciare il campo. E così, con la naturalezza d’un sogno, mi ritrovo portato via dalla corrente, di solito in cammino su una grande strada, il viso volto al tramonto. Adesso tutte le mie facoltà si destano. Sono l’animale più dolce, più morbido, più astuto, e al tempo stesso sono quel che potrebbe dirsi un santo. So badare a me stesso. So come si evita il lavoro, come si evitano le conoscenze appiccicose, come si evita la simpatia, la pietà, il coraggio e tante altre trappole. Sto in un posto o con una persona quanto basta per ottenere quel che voglio, e poi me ne vado. Non ho meta: basta in sé il vagabondaggio senza meta. Sono libero come un uccello, sicuro come un equilibrista. La manna cade dal cielo: basta che tenda le mani a riceverla. E dovunque io mi lascio dietro la più gradevole sensazione come se, accettando i doni che mi sono profusi, facessi un favore agli altri. Anche alla mia biancheria sporca badano mani amorose. Perché tutti amano un uomo di retto vivere! Gottlieb! Che bel nome! Me lo ripeto continuamente.



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