Uccidete il Papa by Marco Ansaldo Yasemin Taskin & Yasemin Taşkin

Uccidete il Papa by Marco Ansaldo Yasemin Taskin & Yasemin Taşkin

autore:Marco Ansaldo, Yasemin Taskin & Yasemin Taşkin [Ansaldo, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2011-08-14T22:00:00+00:00


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La pista vaticana

Il vero cervello dietro l’attentato a Giovanni Paolo II? «L’allora segretario di Stato vaticano, cardinale Agostino Casaroli.» L’ultima clamorosa rivelazione di Mehmet Ali Ağca venne fatta il 10 novembre 2010, dieci mesi dopo la sua scarcerazione, alla tv pubblica turca. Una dichiarazione passata per lo più nel silenzio, e ovviamente ridicolizzata. Eppure, al di là delle sparate verbali del Lupo grigio, o accanto a esse, c’è chi ancora oggi sospetta che la Santa Sede, o una parte al suo interno, con ben altre trame, non sia affatto estranea al tentativo di eliminare il papa polacco, divenuto secondo alcuni un pontefice scomodo per la stessa gerarchia ecclesiastica.

Le scioccanti affermazioni di Ağca appaiono la punta dell’iceberg di un coacervo di ipotesi che ruota attorno alle sacre mura su questo e altri casi. Non era quella la prima volta che il Lupo grigio attaccava il Vaticano. Ma l’accusa nei confronti di Casaroli, benché ripetuta, nel corso degli anni, in privato, apparve nuova. A intervistarlo nel talk show serale dal titolo Stanza cosmica della rete TRT era il giornalista Rıdvan Memi. Nessuno fino a quel momento, fra i grandi canali televisivi, aveva dato spazio all’ex attentatore. In parte per le cifre esorbitanti che chiedeva a network locali e internazionali anche di grande nome. In parte per il timore di compromettersi di fronte alle inafferrabili verità di un personaggio ormai così logorato dalle sue stesse dichiarazioni.

L’avvocato Mustafa Demirbağ lo aveva preparato da tempo, concordando con lui gli argomenti da affrontare e le dichiarazioni da evitare. L’intervista sarebbe dovuta servire a sdoganare definitivamente l’ex detenuto, aiutandolo a reinserirsi nella società turca, nel tentativo di presentarlo sotto una luce meno negativa rispetto al passato. Ma non ci fu nulla da fare. Sotto i riflettori Ağca non riuscì a trattenersi e cominciò a parlare dei nuovi retroscena dell’attentato.

«Il cardinale Casaroli» dichiarò in diretta «ha utilizzato due suoi uomini. Ho fatto le prove insieme con padre Michele e un altro agente del Vaticano. Li ho incontrati diverse volte e sono stato con loro anche in piazza San Pietro per pianificare l’attentato. La pistola proveniva dall’Austria. Per portare a termine la missione ho ricevuto 50.000 dollari. Il Vaticano mi ha chiesto di non colpire il papa alla testa e al cuore, ma solo in pancia. Avrei dovuto insomma solo ferirlo, per fare avverare una delle profezie di Fatima. Padre Michele mi aveva garantito che dopo due anni di prigione sarei stato scarcerato. No, Casaroli non l’ho incontrato, non era necessario. Scopo del ferimento del papa era quello di far crollare l’Impero sovietico. Difatti, dopo l’attentato, l’ostilità contro l’Unione Sovietica è aumentata e tutto si è svolto come loro desideravano. Nell’azione non erano implicati né la CIA né il KGB né altri servizi segreti. La pista bulgara venne creata sia per depistare le indagini sia per colpire l’URSS. In piazza ero l’unico cittadino turco. Quando papa Wojtyła venne a trovarmi in prigione non mi chiese niente circa i mandanti perché sapeva molto bene che dietro c’era il Vaticano. La



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