Un mistero nero carbone by Anna Vivarelli

Un mistero nero carbone by Anna Vivarelli

autore:Anna Vivarelli [Vivarelli, Anna]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858522189
editore: Piemme
pubblicato: 2019-08-28T00:00:00+00:00


12

Nella biblioteca di palazzo Semenzi i lavori procedevano alacremente. Fin troppo, pensava Angelo Trevisan. I suoi operai erano bravi e svelti, e dopo tutta la fatica che negli anni l’intagliadore aveva compiuto per renderli capaci, certo ora non poteva raccomandare loro di darsi una calmata. Pareva che ogni ripiano si incastrasse miracolosamente nelle fiancate, che i chiodi entrassero nel legno come un coltello nel burro tiepido e, insomma, che tutto procedesse molto più liscio del solito.

Nel frattempo, lungo le scale e i corridoi, l’attività era frenetica: domestici che andavano e venivano con vassoi di cibarie e bevande, valletti con dispacci in arrivo e in partenza, un sarto con pezze di stoffa da mostrare alle signore, un chierico che domandava un obolo per la sua confraternita, un parruccaio che sgridava l’apprendista perché uno dei suoi capolavori si era ammaccato durante il trasporto. Angelo era bloccato: in quello sciame, non aveva alcuna possibilità di raggiungere il secondo piano senza essere notato.

Poi finalmente gli giunse all’orecchio una buona notizia: nel pomeriggio era in programma una sortita generale della famiglia, una passeggiata fino a Santa Maria dei Miracoli, con tanto di messa privata e l’accensione di quattro grandi ceri davanti alla statua della Madonna, l’opera in marmo che, per l’appunto, aveva già compiuto innumerevoli miracoli, e magari avrebbe portato ai Semenzi il tanto sospirato erede.

Speranzoso, Angelo si mise a controllare i lavoranti: ordinò una limatina lì e una sistemata lassù, fece accantonare un ripiano la cui lucidatura lasciava a desiderare, poi si sedette su uno scomodissimo sgabello e restò in attesa.

Alle quattro, un corteo di signori, dame e valletti, più un prete segaligno e due monache dall’aria triste, uscirono dal portone di terra, e finalmente nel palazzo calò il silenzio.

– Possiamo riposare un po’, padrone? – chiese Nani.

– Ma sì, siamo già a buon punto – rispose Angelo. – Sedetevi e servitevi di pane, formaggio e vino, ma senza esagerare. Io vado a prendere un po’ d’aria sulla riva del canale.

Uscì dalla biblioteca e si avviò pestando i piedi, poi si fermò, si tolse le scarpe e tornò indietro. Lo scalone era coperto da una spessa guida color rubino. Rimase in ascolto. Gli arrivò un’eco lontanissima di voci e risate: la servitù si era sicuramente rifugiata nelle cucine per approfittare di quelle poche ore di libertà. Pieno di inquietudine, cominciò a salire, e dopo poco, senza incontrare nessuno, si ritrovò di fronte l’infinito corridoio diviso in due rami. Imboccò quello di destra, diede un’ennesima occhiata al biglietto con la mappa e raggiunse l’ultima porta. «Fa’ che non sia chiusa a chiave!» pregò. Non lo era. La stanza era piuttosto piccola e senza particolari decori, a parte i pesanti tendaggi da cui filtrava pochissima luce. Gli unici arredi erano due poltrone intagliate, foderate con un damasco grigio perla, e uno scrittoio in radica ingombro di carte, inchiostri e sigilli. Non c’erano armadi né stipi né altri posti in cui nascondere uno scrigno. Esaminò la scrivania: i due cassetti grandi erano alti non più di tre dita, gli altri erano poco più della metà.



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