Uomini ex by Giuseppe Fiori

Uomini ex by Giuseppe Fiori

autore:Giuseppe Fiori [Fiori, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 1982-12-31T23:00:00+00:00


11.

Da miniere, altiforni, cantieri edili, fattorie di Teplice, Hradec Kràlove, Plzeň, Ostrava, Olomouc, Brno, gli amnistiati s’erano precipitati a Praga in un amen, quasi fuggiaschi da luoghi terremotati, impazienti di metter piede sul primo treno per l’Italia. Piemontesi aveva diffuso l’elenco un giorno di fine ottobre, entravano nell’amnistia e indulto duecento e passa «politici»: li vidi radunati un mattino a Hradčany, in Nerudova ulice. La coda lunghissima discendeva dal Ferro di Cavallo d’Oro giù verso il portale di Palazzo Thun-Hohenstein, l’ambasciata italiana. Non gli avrebbero lasciato passare il confine senza il foglio di via sostitutivo del passaporto che non avevano mai avuto, aspettavano di ritirarlo pieni di gioia e vocianti, indifferenti all’acqua che cadeva a scrosci. Tutti sapevano d’un rischio: l’amnistia revocava la pena inflittagli in giudizio, restava a parte un reato successivo, l’espatrio clandestino. E se gliel’avessero imputato? Un’eventualità da metter nel conto, ma non gli importava: meglio qualche mese di galera in Italia, ammettevano sottovoce, che la prosecuzione dell’esilio. Metà dei fuorusciti se ne andava, tristi gli esclusi, rimanevano anche il Chiappa, Verdi e Garibaldi. Dei «radiofonici», amnistiati Clerici e Pirè, soltanto loro.

Il mio stato d’animo? Debbo dirti che vissi l’esclusione quietamente. Non che fossi disinteressato all’atto di clemenza, la cancellazione della pena mi sarebbe piaciuta, ma poteva esserci in me l’assillo - comprensibile nel minatore, nel siderurgico - di venir via da un lavoro e una condizione commiserevoli? I giornalisti erano dei privilegiati, e io amavo Martha, e il suo amore mi toglieva rimpianti e altri desideri, ci stavo in beatitudine, insieme a concerti, prosa, il «Viola» per i recital di poesie, l’hockey su ghiaccio allo «Zimnì stadióm», il suo sport preferito, escursioni in vaporetto sino alla diga di Slapy, battelli con ristorante e l’orchestrina, si balla, e anche capitava di stare con Hana e Aristide nella chata, la casa di legno che si erano fatti a Mačovice, dentro la foresta.

E comunque, fin da luglio Piemontesi ci aveva avvertito d’una direttiva: il Partito desiderava che restassimo a Praga tutti, anche gli amnistiati, per non indebolire Oggi in Italia in un momento politicamente mosso, la Democrazia cristiana allo sbando, dilaniata tra aperturisti a Nenni e conservatori ostinati, una giostra di governicchi sghimbesci non più lunghi di qualche dozzina di settimane, ognuno di transizione al transitorio, monocolori perché ripudiati dai centristi laici, impresentabili i nuovi soci, i monarchici e i fascisti - accolti nella maggioranza con sussiego schifiltoso - e in questo cigolio di schieramenti consumati o imbarazzanti la nostra spallata, calcolava il gruppo dirigente piccì, poteva essere decisiva, e influente una presenza forte di Oggi in Italia... Clerici non batté ciglio, certo avrebbe preferito non differire il ritorno in patria, nulla più lo tratteneva a Praga, non ricucibile lo strappo con Francesca, da qualche tempo svogliato il rapporto con Giulietta. Ma, riconoscendo alla richiesta del Partito una sua plausibilità, vi si adattava senza scene. Con minore eleganza e nessuna misura reagì l’altro amnistiato, il Pirè. Cadde in crisi, mise fiacca sul lavoro, tenne a raccontare a Piemontesi che, pur debilitato nel fisico, rimaneva per amor suo.



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