Vite in cantiere by Domenico Perrotta

Vite in cantiere by Domenico Perrotta

autore:Domenico, Perrotta [Perrotta, Domenico]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Sociologia, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815304452
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2011-10-14T22:00:00+00:00


4. Pakistani terroristi: pregiudizi e lealtà verso i colleghi

Come ho raccontato in precedenza, nelle interviste emerge spesso la descrizione per cui nei cantieri edili i rumeni «lavorano di più» rispetto a colleghi di altre nazionalità; vengono citati di volta in volta come termine di paragone pakistani, marocchini, albanesi, italiani. Emergono, dunque, da un lato, una visione omogenea della capacità lavorativa dei propri connazionali e, dall’altro lato, una netta contrapposizione tra immigrati di origini diverse. Il cantiere osservato costituisce un interessante elemento di confronto con questa rappresentazione tipica, in quanto in esso interagiscono quotidianamente una decina di rumeni, due o tre pakistani, tre datori di lavoro italiani (oltre a quelli delle altre ditte presenti in cantiere) e, negli ultimi giorni della mia osservazione, un tunisino. La mia presenza, inoltre, aggiunge un ulteriore elemento di complessità, in quanto il mio ruolo è quello di manovale italiano.

Molte note del diario di campo descrivono una divisione per gruppi nazionali simile a quella emersa nelle interviste. Un aspetto che immediatamente osservo è il fatto che, durante la pausa pranzo, rumeni e pakistani mangiano a due tavoli separati, seppur nello stesso ambiente riservato ai dipendenti. I due tavoli sono inframezzati dagli armadietti nei quali possiamo riporre i vestiti di ricambio e alcuni oggetti personali. Almeno durante la pausa, dunque, si verifica una precisa separazione: i due gruppi nazionali si dividono, ciascuno con il proprio cibo, la propria lingua, i propri argomenti di discussione, le proprie abitudini.

Nelle interazioni tra colleghi di diverse nazionalità, inoltre, spesso emergono pregiudizi e stereotipi legati proprio alla provenienza nazionale o all’appartenenza religiosa di ciascuno. Ancora una volta, i soprannomi sono in questo senso rivelatori, come inizio a capire sin dal mio primo giorno di lavoro in cantiere: durante la pausa pranzo, nel mezzo di una accesa discussione, Valentin prende una bomboletta spray e comincia a fare delle scritte all’interno e all’esterno della baracca dei dipendenti. Tra le altre scritte (tra cui «ufficio imigrazione» sulla porta esterna della baracca), scrive «Bafo – Animale nero» sull’armadietto utilizzato da Shamrez e Rauf, i nostri due colleghi pakistani. Shamrez e Rauf sono costantemente oggetto delle prese in giro dei colleghi rumeni. Uno degli argomenti di queste interazioni sarcastiche è proprio la presunta «lentezza» sul lavoro dei pakistani, che, si dice, nelle ore di lavoro «stanno sempre girando, mai lavorando». Shamrez e Rauf di solito reagiscono con indifferenza a queste canzonature. I soprannomi che vengono dati loro dai rumeni sono indicativi proprio di stereotipi «etnici» da parte di questi ultimi: «baffo», «animale nero», «terrorista», «zingaro»[6]. Su uno dei muri del cantiere, ancora non intonacato, Valentin aveva scritto con una bomboletta spray: «Shamrez teroristo». Quando vengono etichettati come «animale nero», specialmente da Daniel, muratore rumeno muscoloso e irruento, i due pakistani rispondono a loro volta definendolo «animale bianco», rovesciando in questo modo sul rumeno bianco lo stereotipo legato al colore della pelle. La seguente nota di campo racconta un episodio divertente:

Daniel prende in giro Shamrez (su, vicino al padiglione), dicendogli che i pakistani sono terroristi. «Terroristi!», gli dice



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