Attentato imminente by Antonella Beccaria & Simona Mammano

Attentato imminente by Antonella Beccaria & Simona Mammano

autore:Antonella Beccaria & Simona Mammano [Beccaria, Antonella & Mammano, Simona]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-17T12:18:53+00:00


IN CODA

Pasquale Juliano è morto senza che mai nessun uomo dello Stato si sia anche solo scusato con lui per essere stato perseguito ingiustamente. Con queste parole lo saluta il periodico piemontese “Resistenza unita” nel maggio 1998:

Il 15 aprile scorso, all’età di 66 anni, è prematuramente scomparso il dottor Pasquale Juliano, stroncato da un infarto. Negli anni Sessanta, dopo essere stato dirigente della squadra mobile della Questura di No-vara, venne trasferito a Padova. A seguito delle prime bombe dei terroristi neri fatte esplodere all’università, il dottor Juliano, avendo scoperto gli autori, fu minacciato, perseguitato e travolto dai noti depistaggi architettati dai fautori della «strategia della tensione». Sospeso dal servizio, subì processi e umiliazioni, ma non demorse, coerente nel servire con dignità lo Stato democratico. Alla fine non solo fu assolto, riabilitato e riammesso in servizio alla Questura di Matera (dalla quale si congedò poco dopo per esercitare la professione di avvocato), ma vide confermate le sue accuse contro i terroristi fascisti.

L’assoluzione è stata un parziale appagamento morale e professionale, per l’ormai avvocato Pasquale Juliano, che negli anni seguenti il suo congedo dalla polizia ha comunque continuato a girare l’Italia incontrando sostituti pro-curatori, giudici istruttori, presidenti di corti d’assise e giornalisti per raccontare le sue indagini, le conseguenze a cui andò incontro e il quadro che aveva iniziato a tracciare con anni di anticipo su eversione neofascista e stragismo.

Un uomo amareggiato, ma fermo, caparbio, lucido, lo ri-179

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ATTENTATO IMMINENTE

corda il giudice Guido Salvini, che lo incontrò nel dicembre 1996, nel corso della sua istruttoria su piazza Fontana. A Milano c’era voluto andare, Juliano, nonostante la salute non più salda, perché sperava non in un riconoscimento per sé, ma che finalmente qualcuno pagasse per le bombe del 12 dicembre 1969 e per tutto ciò che le aveva precedute e seguite: se non Franco Freda e Giovanni Ventura, assolti nel 1987 e non più processabili per quei reati, almeno chi aveva collaborato con loro. A Salvini raccontò ciò che sapeva, rievocò l’episodio della madre che aveva sequestrato ai figli le bombe a mano date loro dal lagunare di origine milanese e ricordò un dettaglio che forse poteva mettere in relazione gli ordinovisti padovani con gli attentati del 12 dicembre: nell’interrogatorio del 27 settembre 1969 Nicolò Pezzato «fece cenno al fatto che il gruppo, oltre alle micce, disponeva anche di temporizzatori per lavatrici per l’innesco degli ordigni

[…]. Si tratta di atti esistenti nel processo anche a mio carico che si concluse a Padova nel maggio 1979, presidente il dottor Giorgio Palombarini». Ma non arrivò a leggere nemmeno la sentenza di primo grado, quella del 2001, quella che gli avrebbe dato la soddisfazione che cercava.

Meglio forse che non sia arrivato alla sentenza del 2004, confermata in Cassazione l’anno successivo 2005, quella che distruggeva i collaboratori di giustizia quando accu-savano gli altri ma li riteneva attendibili quando si riferi-vano a loro stessi e assolveva di nuovo tutti.

Anche Giorgio Boatti conserva un ricordo cristallino di Pasquale Juliano, una «figura bellissima» lo definisce, e lo racconta in un’intervista del 2001 rilasciata a “Radio Radicale”.



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