Autocurriculum by Emilio Isgrò

Autocurriculum by Emilio Isgrò

autore:Emilio Isgrò [Isgrò, Emilio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788838937408
editore: Sellerio Editore
pubblicato: 2017-11-02T23:00:00+00:00


La dedica di Buzzati

Nessun problema per l’installazione al buio del romanzo concettuale L’avventurosa vita di Emilio Isgrò nelle testimonianze di uomini di stato, scrittori, artisti, parlamentari, attori, parenti, familiari, amici, anonimi cittadini, che inaugurai nel 1971 allo Studio Santandrea.

Ciascun elemento dell’opera (60 pezzi in tutto) era illuminato da una di quelle torce elettriche che le polizie segrete di Hitler o di Stalin scaricavano in faccia agli inquisiti per indurli a confessare. Solo che le pile si scaricavano a mano a mano che il pubblico entrava. Ma non tutte insieme. Sicché, accanto a luci fortissime, ce n’erano altre che languivano o palpitavano fino allo spegnimento assoluto, creando un effetto drammatico che io stesso non avevo previsto. E infatti l’ho mantenuto negli allestimenti successivi dell’opera.

Molti furono in quella occasione gli ospiti e gli amici venuti da fuori su invito del gallerista Gianfranco Bellora, con in testa un giovanissimo, asciutto, euforico Christian Boltanski, piombato appositamente da Parigi. Questo per dire che allora a Milano arrivavano tutti: da Parigi come da New York, da Londra come da Colonia.

Lo stesso anno era andata in scena al Centro Tool di Ugo Carrega l’installazione-performance Dichiaro di non essere Emilio Isgrò, mentre nel frattempo organizzavo e curavo per lo Studio Santandrea la collettiva di poeti visivi Proletarismo e dittatura della poesia, scrivendo io stesso l’introduzione al catalogo della mostra.

Fu l’amico Vincenzo Ferrari, pittore con inclinazioni concettuali, a mettermi in contatto con l’ardimentoso editore-stampatore Giorgio Lucini. Vincenzo non soffriva d’invidia e sperava che Giorgio si convincesse a pubblicare qualcosa di mio per la consueta strenna natalizia destinata ai suoi clienti. Nacque così La bella addormentata nel bosco, un libro d’artista destinato a far epoca per quelle cancellature nere esaltate da qualche goccia d’inchiostro blu che l’occhio sentiva ma non vedeva.

Vanni Scheiwiller, specializzato in preziosissime edizioni di poesia, ne fu così impressionato che mi propose per la centesima volta di pubblicare una mia raccolta di versi. Ma poi, come al solito, non se ne fece nulla: non per mia o sua cattiva volontà, ma per l’intollerabile pigrizia di entrambi. Rimane comunque un catalogo dove Vanni confessa, con un lapsus rivelatore, il suo rimpianto per non aver pubblicato mai niente di... Dante Isgrò.

È chiaro che nonostante la frattura con il Gruppo 70 i miei legami con il mondo della poesia visiva non si erano annullati completamente e un po’ mi facevano da sponda Ugo Carrega e, soprattutto, il veemente quanto riflessivo Vincenzo Accame, le cui posizioni operative e teoriche erano meno distanti da me di quelle di Carrega.

Ciò che mi rendeva gradevole ai loro occhi era l’aver preso per tempo le distanze da Pignotti e da Miccini che essi detestavano per un eccesso di contenutismo sconfinante nella retorica. In fondo era la mia stessa ragione di dissenso.

Nondimeno Carrega (che ci teneva a ribadire a ogni passo di essere figlio o pronipote di un marchese di Genova) con me era umile e mite come un contadino alla corte del re.

«Il più grande sei tu» mi lusingava, salvo a dire subito dopo al



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