Impero by Alberto Angela

Impero by Alberto Angela

autore:Alberto Angela
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 2011-02-13T23:00:00+00:00


Circo Massimo

I segreti di Ben Hur

La sera seguente il pretoriano Caius Proculeius Rufus va a festeggiare con alcuni amici il suo nuovo, delicato lavoro. Quando arriva il conto, il pretoriano paga per tutti. E tra le varie monete che dà, c’è anche il nostro sesterzio. Così, allontanandosi dalle risate dei commensali, la moneta inizia una nuova avventura. Ma non va troppo lontano: al tavolo vicino è seduto un uomo, da solo, con lo sguardo assente e una barba a punta. Ed è proprio a lui che l’oste dà il sesterzio come resto. Dove ci porterà ora?

A passo spedito nel buio dei vicoli di Roma

Il braccio steso della statua di Augusto sembra indicare un punto lontanissimo nel buio della notte. Alcune gocce indugiano sotto l’arto in bronzo dorato. Fino a un paio di ore fa correvano e si univano in un rivolo prima di cadere al suolo. In effetti, questa notte ha piovuto a Roma. Lo si capisce dai tetti bagnati e dalle gocce che continuano a cadere dall’alto delle insulae, per morire con cadenza regolare sul bordo dei marciapiedi. Non è ancora l’alba, l’aria è fredda e umida; i pochi passanti, avvolti in cappe e mantelli, rasentano frettolosamente i muri quasi fossero ombre che scivolano via. Cercano di evitare le ampie pozzanghere dei vicoli passandoci di lato o saltandole.

Già, in questa città il problema delle pozzanghere sembra non avere mai fine. Le strade principali, ben ricoperte di lastre di pietra e sagomate a “dorso d’asino” per far scorrere ai lati l’acqua piovana, spesso si “arrendono” a estemporanee dighe di rifiuti cittadini (ceste rotte, bucce, stracci), e si creano così lunghi laghetti che costeggiano i marciapiedi. I bottegai e gli abitanti protestano di continuo, ma l’amministrazione ha troppi problemi da risolvere; e poi basta un colpo di scopa per rimettere le cose a posto. Nei vicoli minori invece non c’è soluzione: sono di terra battuta e quando piove sono da evitare perché si trasformano in veri pantani.

La moneta ora è in mano all’uomo alto e magro con la barba a punta che ieri sera era seduto accanto al tavolo del pretoriano. Dalle vesti non sembra una persona agiata. Sulla sua cappa ci sono rammendi e toppe. E la sua tunica color crema è lisa in molti punti. Eppure non sembra neanche un povero o uno schiavo. C’è qualcosa di strano in quest’uomo. Prosegue a ritmo sostenuto come se fosse in ritardo per un appuntamento. Finisce spesso in piccole pozze, l’acqua sporca penetra nei sandali e fuoriesce fangosa tra i lacci e le dita dei piedi. Ma non sembra curarsene. C’è qualcosa che occupa la sua mente, un’ansia che brucia nel suo sguardo. Cosa sarà? Perché cammina così spedito?

Svoltato un angolo l’uomo si butta all’improvviso nella rientranza di un portone. Giusto in tempo per non essere travolto da un pesante carro che passa velocemente e lo schiva per un pelo: è sbucato all’improvviso dall’oscurità.

Fa parte di quell’esercito di carri che ogni notte riforniscono le botteghe di Roma, visto che di giorno, come sappiamo, non possono circolare.



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