Banche, banchieri e sbancati by Renzo Mazzaro

Banche, banchieri e sbancati by Renzo Mazzaro

autore:Renzo Mazzaro [Mazzaro, Renzo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2019-11-15T00:00:00+00:00


A picco la banca ma non gli stipendi dei banchieri

Quanto guadagnava Vincenzo Consoli, il padre-padrone di Veneto Banca, come lo definisce in una amara lettera alla direzione del personale la sua ex segretaria? Nel 2010 era arrivato a 5.860.000 euro. Cifra colossale, ma lo stipendio oscillava, l’anno dopo era sceso a quota 3.902.000. Sempre cifra più che rispettabile «che lo poneva ai primissimi posti nella classifica dei manager meglio pagati d’Italia, subito alle spalle di Corrado Passera, il capo di Intesa, la banca più importante del Paese»27. L’oscillazione dipendeva da un aberrante sistema di calcolo, fatto approvare nel giugno 2009 da un’assemblea straordinaria dei soci cui finirono per partecipare solo i soci-dipendenti, votando per alzata di mano. Scontato l’esito. Il calcolo era basato non solo sull’utile lordo consolidato (1,50%, voce 280 del bilancio 2010) ma anche sul costo totale del personale del gruppo (0,80%, voce 180 del bilancio dello stesso anno). Con la conseguenza che più saliva il costo del personale, più aumentava il gettone di Consoli, arrivando a vertici impressionanti. La spavalda politica delle acquisizioni che zavorrava pericolosamente Veneto Banca faceva crescere gli stipendi dei dirigenti. Un rapporto scriteriato. Una macchina senza freni, più s’indebitava, più utili produceva per il management. Che interesse aveva Consoli a rallentare un espansionismo diventato causa non ultima di tanti guai?

Come fosse possibile remunerare il massimo organo amministrativo della banca sulla base di un costo, dovrebbero spiegarlo i tre componenti del comitato retribuzioni, uno dei quali era Paolo Rossi Chauvenet, socio di Consoli nella Masseria Cuturi. A inizio 2012 Banca d’Italia è intervenuta a dettare regole più stringenti, che Montebelluna ha recepito deliberando nuovi criteri di remunerazione nell’assemblea del 28 aprile 2012. Negli anni successivi la media annuale dello stipendio di Consoli si aggirava (fonti giornalistiche) su 1,8 milioni di euro. In sei anni, dal 2009 al 2015, i consiglieri di amministrazione e i componenti del collegio sindacale di Veneto Banca, una dozzina di persone mediamente, si sono dati 63.175.000 euro tra stipendi e gratifiche. Queste cifre si trovano scartabellando i bilanci, sono complessive e non consentono la precisione sui singoli. Gli stipendi dell’alta dirigenza erano blindati. Consoli sapeva essere vendicativo, era capace di rappresaglie.

Nessuna trasparenza neanche in assemblea, dove con sana sbrigatività veniva regolarmente omessa la lettura del bilancio: quello del 2014 aveva 480 pagine, chi voleva prenderne visione doveva arrangiarsi. La presidenza ne dette un breve sunto, non soffermandosi certo sugli emolumenti agli amministratori. Prassi messa ai voti, dunque regolare, come attesta il verbale del notaio Paolo Talice di Treviso. Il quale spiega che il conteggio in questi casi avveniva «per prova e controprova», cioè per ripetute alzate di mano. Ed era sicuramente più facile contare i contrari e gli astenuti, invece dei favorevoli: il 26 aprile 2014, su 3.107 soci presenti o rappresentati per delega che votarono per alzata di mano, 3.081 erano a favore, 6 contrari, 20 astenuti. L’anno prima i votanti erano stati 2.768, i contrari 3 e gli astenuti 2. Tra una votazione bulgara e



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