I veri padroni del calcio by Marco Bellinazzo

I veri padroni del calcio by Marco Bellinazzo

autore:Marco Bellinazzo [Bellinazzo, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858828953
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2017-05-11T22:00:00+00:00


Gli equilibri “triangolari”

Se in Medio Oriente le alleanze mutano rapidamente, è anche vero che gli attori sono come particelle di un atomo alla perenne ricerca di un ordine naturale. Così l’entropia scatenata dall’attendismo degli Usa e della Francia è stata compressa dall’ingresso nel teatro bellico siriano della Russia che, nel settembre 2015, ha salvato Assad dalla capitolazione permettendogli di restare in sella sotto l’ombrello dell’asse Mosca-Teheran-Baghdad. Russia e Iran hanno coadiuvato Assad nella riconquista di Aleppo, la trincea più sanguinosa nella caccia ai jihadisti. La seconda città siriana, storico centro ottomano e un tempo pilastro economico del paese, è stata ripresa il 15 dicembre 2016 in una battaglia quartiere per quartiere, casa per casa, che ha provocato una carneficina tra la popolazione rimasta intrappolata fra le rovine. Un assedio che ha reciso tante, troppe, vite innocenti.

Ai miliziani, per lo più parte di Jabhat Fateh al-Sham (il fronte ex al-Nusra), viene concesso di rifugiarsi nel governatorato di Idlib, a una decina di chilometri dal confine turco. Il 19 dicembre, pochi giorni dopo la liberazione della città rasa al suolo dopo quattro anni di occupazione dell’Isis, l’ambasciatore russo, Andrej Karlov, è stato ucciso presso il Centro Cagdas Sanat Merkezi per l’arte moderna di Ankara mentre presenziava a una mostra fotografica. A freddarlo è Mevlüt Mert Altıntas, agente della polizia antisommossa turca, sospeso dal servizio nelle settimane successive al tentativo di colpo di stato con l’accusa di far parte di Hizmet, l’organizzazione religiosa dell’imam Fethullah Gülen. Altıntas è riuscito a intrufolarsi nella galleria d’arte e mentre sparava ha urlato: “Vendetta per Aleppo, noi moriamo in Siria, voi morite qua”. L’uccisione viene rivendicata proprio da Jabhat Fateh al-Sham. Il giorno seguente, nella capitale russa, i ministri degli Esteri di Russia, Turchia e Iran – Sergej Lavrov, Mevlüt Çavüşoğlu e Javad Zarif – adottano la “Dichiarazione di Mosca”, una sorta di Sykes-Picot in versione post-sovietica. Dopo cinque anni di guerra, cinquecentomila morti e milioni di profughi, l’inedita trojka Russia, Iran e Turchia concorda con Damasco un piano per estendere il cessate il fuoco. L’accordo, legittimato dal Consiglio di sicurezza Onu, è quello di mantenere l’integrità territoriale siriana con una spartizione in zone di influenza a favore di Mosca, Ankara e Teheran. Il 23 e 24 gennaio 2017 vengono avviati negoziati ad Astana, in Kazakistan, tra rappresentanti del governo di Bashar al-Assad e quindici gruppi di opposizione.

Mosca intende consolidare le basi militari in Siria. Per allontanare il fantasma dell’Afghanistan, ha ritirato l’Armata rossa dall’area ma ha ottenuto dall’amico Ramzan Kadyrov l’invio di soldati ceceni che, in quanto musulmani sunniti, dovrebbero essere accolti meglio dalla popolazione locale correligionaria rispetto alle truppe sciite addestrate dall’Iran.

Kadyrov, presidente della Repubblica cecena dal 2007, pacificata con metodi ben poco ortodossi, ha infiltrato i suoi uomini all’interno della leadership jihadista. Dalla deflagrazione delle ostilità alcune migliaia di combattenti con passaporto russo, la maggior parte dei quali originari delle regione caucasiche e della Cecenia, si sono riversati in Siria, assurgendo a ruoli di rilievo nei ranghi jihadisti, come Abu Omar al-Shishani (“il Ceceno” in arabo), braccio destro del califfo al-Baghdadi prima di essere ucciso in Iraq nel luglio 2016.



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