Bianchi by Otegha Uwagba

Bianchi by Otegha Uwagba

autore:Otegha Uwagba [Uwagba, Otegha]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2021-01-11T16:00:00+00:00


Un problema: alcuni dei miei migliori amici sono bianchi.

Le elezioni politiche del 2019 mi hanno letteralmente devastata. Anche se avevo previsto il risultato, mi ha sconvolto la portata del successo dei conservatori. Il fatto che anche dopo l’incendio di Grenfell e lo scandalo Windrush e la Brexit e Boris Johnson che ha usato la parola«negretti» e ha chiamato le donne col burqa «cassette delle lettere», la gente abbia comunque continuato a votarli. Sembra un referendum non dichiarato su persone come me e sul nostro diritto di stare qui (o «diritto a rimanere», per usare l’espressione ufficiale). Immigrati. Neri. Mulatti. Gente che compra il peperoncino a chili e si lamenta perché aumenta il prezzo del platano. Per la prima volta nella mia vita sono in apprensione per il rinnovo del mio passaporto britannico, scaduto pochi giorni prima delle elezioni; ancor più quando scopro che un’amica di mia madre sta incontrando problemi nel rinnovo del proprio. Vive in questo Paese da prima che nascessi. L’ambiente ostile sembra diventato particolarmente ostile.*

Nessuno dei miei amici bianchi è capace di chiedermi come sto.

Sarei dovuta andare alla festa di Natale di un amico, ma cancello all’ultimo minuto perché so che probabilmente sarei l’unica persona Nera in una stanza piena di bianchi. Mi preoccupa che dopo i rituali commenti allarmati sul risultato elettorale, qualcuno suggerirebbe allegramente di parlare di qualcosa di meno deprimente «perché è Natale», e io lancerei un piatto contro il muro perché non penso ci sia nient’altro di cui dovremmo parlare; non penso sia giusto che i bianchi possano cambiare argomento. Così, invece, resto a casa e piango.

George Floyd viene ucciso, e questa volta i miei amici bianchi sono capaci di chiedermi come sto, se non altro perché Internet ha detto loro di farlo. C’è una marea di messaggi, chiamate, mail, e improvvisamente amici, conoscenti e persino perfetti sconosciuti, che non hanno mai parlato con me di razzismo, mi stanno contattando a frotte. La mia casella di posta elettronica diventa una discarica per il senso di colpa dei bianchi dove possono dimostrare che stanno «lavorandoci» o quantomeno hanno in mente di farlo, e, anche se posso percepire che stanno cercando approvazione, resisto all’impulso di offrire lodi o ringraziamenti. A volte mi chiedo quanti, di quelli che mi contattano per verificare che sto bene, contattino i bianchi nelle loro vite per verificare se anche loro stiano bene. Rispondere a tutti questi messaggi mette alla prova le mie capacità di scrittura e faccio del mio meglio per formulare risposte che siano oneste senza essere troppo dure, ma dopo l’ottavo o il nono testo con un vago «come stai?» la mia pazienza è finita. Rispondo con un brusco ma educato messaggio che «il mio spazio per il senso di colpa dei bianchi è esaurito», aggiungendo la «X» di un bacio alla fine per ammorbidire le parole. Non ottengo risposta. Un mese dopo quell’amico mi chiama all’una di notte per scusarsi. Sto dormendo.

Ovunque mi giro, incombe la grande vergogna bianca, che risucchia l’ossigeno dalla stanza, minacciando di oscurare la questione che abbiamo davanti.



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