Borbonia felix. Il regno delle Due Sicilie alla vigilia del crollo by De Lorenzo Renata

Borbonia felix. Il regno delle Due Sicilie alla vigilia del crollo by De Lorenzo Renata

autore:De Lorenzo, Renata [De Lorenzo, Renata]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, General, Modern
ISBN: 9788884028303
Google: CmsomAEACAAJ
editore: Salerno ed.
pubblicato: 2013-04-15T17:43:54+00:00


a) L’impresa garibaldina da Marsala verso lo Stretto

Dopo la tappa a Talamone per procurarsi munizioni,39 mille garibaldini sbarcano l’11 maggio 1860 a Marsala, iniziando la conquista della Sicilia con un iter rapido; ancor piú veloce sarà quella della parte continentale del paese, dalla Calabria al Salernitano a Napoli, dove Garibaldi giunge in soli 19 giorni, dopo aver varcato lo stretto di Messina.

Lo scontro vittorioso di pochi uomini mal equipaggiati contro uno Stato dotato di potere marittimo e di un esercito di 100.000 uomini è stato variamente motivato facendo riferimento alla tipologia degli uomini, alla composizione e fisionomia degli armati, alla diversità di fede, età, spirito d’iniziativa; ma si è anche dato risalto al ruolo delle potenze europee e agli appoggi all’esercito garibaldino che l’eroe, una volta sbarcato sul continente, definirà esercito meridionale.

Il regno in effetti crolla con un’azione lampo in cui si evidenziano scollamenti ormai irreversibili e moltiplicati livelli di lotta che configurano una guerra sia esterna sia interna: Garibaldi è infatti il nemico che viene da fuori, ma, sbarcando in Sicilia, trova solidarietà nell’antica conflittualità dell’isola con Napoli. Le nuove alleanze coinvolgono entità come il Piemonte e le potenze straniere, ma soprattutto conta l’appoggio dell’insurrezione popolare.

Già le modalità dello sbarco generano perplessità. Anziché disporre il blocco navale strategico tra le Egadi e l’ingresso del golfo di Castellammare, all’estremità nord-occidentale della Sicilia, e controllare le poche rotte possibili, molte unità vengono disperse in «crociere costiere da Palermo ad Agrigento, in un pendolarismo inutile e snervante, che apriva larghe maglie alla penetrazione avversaria»;40 l’11 maggio inoltre Guglielmo Acton, comandante dello Stromboli, esita a intervenire per non rischiare di colpire i vascelli inglesi ancorati a Marsala. Non si agisce adeguatamente nemmeno dopo, con una crociera che, oltre a tagliare la via della ritirata, avrebbe potuto svolgere una funzione di blocco delle forze garibaldine: queste cresceranno notevolmente col coinvolgimento della popolazione locale e dal 24 maggio al 3 settembre da Genova arriveranno altri 21.000 uomini a bordo di 34 navi. La marina da guerra diventa insomma quasi subito per i Borboni una risorsa inesistente;41 lo sbarco è facilitato secondo alcuni dall’ammutinamento della marina e dal beneplacito di alcuni generali di stanza nell’isola che «si preoccuparono maggiormente di salvare l’esercito onde servirsene per future azioni di repressione».42

A Calatafimi il 15 maggio i Cacciatori napoletani, truppe d’assalto, avrebbero potuto sconfiggere i garibaldini, ma li guida un vecchio generale di un esercito comandato o da antichi murattiani o da stranieri, come lo svizzero von Mechel. Non è ingaggiata una battaglia frontale né si ha un comando unificato. Una serie di attacchi alla baionetta si inseriscono in una tattica da guerriglia in cui si integra l’azione dei volontari garibaldini e degli insorti isolani. Una mobilitazione ampia, con la partecipazione anche di preti e frati, vede, come nel 1848, l’azione congiunta di squadre paesane (composte da leader di condizione sociale elevata o intermedia e da popolani) e patrioti di Palermo, con le prime che si riversano sulla città dai paesi circostanti.43

Con le vittorie delle camicie rosse crolla anche



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