Calendar girl by Stella Duffy

Calendar girl by Stella Duffy

autore:Stella Duffy [Duffy, Stella]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Mystery & Detective, General
ISBN: 9788831778787
Google: XAeLAAAACAAJ
editore: Marsilio
pubblicato: 2002-01-15T17:44:34+00:00


15.

Uova di Pasqua e matzos

Dopo quella sera le cose si calmarono. Lei chiamò i suoi genitori e disse che saremmo andate via: in realtà non ci muovemmo da casa, ma se non altro per un mese non fu obbligata ad andare a trovarli. Perché volevamo soltanto restare insieme. Io trascurai il mio tran tran in palestra, lei dopo il lavoro tornava subito a casa. Quando non avevo spettacoli passavamo la serata a casa insieme. Iniziai a disdire gli impegni di lavoro. Fu come durante i primi giorni della nostra relazione, ma più dolce e tranquillo. Volevamo essere sempre insieme come all’inizio, solo che adesso desideravamo conoscerci con minor frenesia, c’era meno panico. Eravamo di nuovo innamorate. Volevo stare tutto il giorno a letto con lei, coricata di fianco alla sua pelle liscia, dentro il bozzolo della nostra storia d’amore.

Non sapevo che la sua metamorfosi era già iniziata.

Lei tornava a casa, io preparavo la cena e poi ci guardavamo un film oppure andavamo subito a letto, e rimanevamo sdraiate coscia contro coscia, pelle liscia di ragazza che sfiorava altra pelle liscia, ci tenevamo per mano e guardavamo il soffitto. Nei fine settimana restavamo a letto fino alle tre o alle quattro di pomeriggio, ci alzavamo giusto per mangiare e bere e poi tornavamo nel nostro nido. Non era tanto attrazione sessuale, piuttosto un richiamo reciproco. Lei era per me qualcosa di magnetico. Non volevo starle lontana. Iniziò a venire con me ai miei spettacoli, anche se non le piaceva entrare perché c’era troppo fumo, troppo chiasso, troppe persone. Lei mi ci portava e io correvo dentro, bevevo qualcosa alla svelta, facevo i miei venti minuti di spettacolo, ritiravo i soldi e correvo di nuovo fuori, dove lei mi aspettava in macchina. Quella che prima era una serata di lavoro, un evento sociale in cui restavo a parlare con gli altri comici, si trasformò in una scappata di un’ora dopo la quale tornavamo subito alla nostra tana. Era inverno inoltrato, avevo l’impressione che fossimo in ibernazione. Facevamo provvista del nostro amore per fronteggiare le lunghe notti buie. A me piace il buio, mi dà sicurezza.

Temevo la primavera.

Il primo fine settimana di marzo andammo a Brighton. C’era ancora molto freddo, ma noi ci andammo lo stesso perché faceva molto coppia antiquata. Camminare sul molo mangiando zucchero filato, mangiare fish and chips in riva al mare, far rimbalzare i sassi sulla risacca che si increspava appena. Andammo al Pavilion e ci crogiolammo in tutta la sua teatrale leziosità. Lei si immaginò pallida e delicata su una chaise-longue, io invece mi vidi ad arrostire un agnello sullo spiedo della cucina. Ci vedevamo a fare l’amore sul letto a quattro piazze del re, sul freddo pavimento di pietra della cucina, nascoste dietro le tende della stanza da musica. Ma si trattò solo della nostra immaginazione, perché quel fine settimana non ci fu molto sesso tra noi. Ci coricavamo tranquille e parlavamo di sogni, invece.

Tutti i draghi del Pavilion si risvegliarono e ci parlarono di ricerche, di



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