Caporetto. Una battaglia e un enigma (1984) by Mario Silvestri

Caporetto. Una battaglia e un enigma (1984) by Mario Silvestri

autore:Mario Silvestri [Silvestri, Mario]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Note

1 Cadorna e Capello polemizzarono abbastanza garbatamente nei loro scritti. La posizione di Cadorna è da lui stesso illustrata in: L. Cadorna, Pagine polemiche, cit.

2 A. Cabiati, La battaglia dell’ottobre 1917, Corbaccio, Milano 1934.

3 Giovanni Comisso, Giorni di guerra, Longanesi, Milano 1960 (1ª ed. 1930).

Capitolo XVI

GLI ULTIMI RITOCCHI

Fino al ritorno del generale Cadorna da Vicenza il comando italiano si era cincischiato con i provvedimenti per arginare l’offensiva nemica. Le ultime cento ore precedenti l’attacco furono invece caratterizzate da una tumultuarietà, che crebbe fino al parossismo e contribuì anch’essa allo sbandamento degli animi. Passerò perciò in rassegna il succedersi cronologico degli avvenimenti, a costo di ripetermi, per creare nel lettore la sensazione di orgasmo, che gradualmente si impadronì della nostra struttura di comando in quei pochi giorni.

Venerdì, 19 ottobre 1917.

In mattinata Cadorna rientra a Udine, già convinto che vi sia dissonanza fra lui e Capello: il giorno prima ha ordinato di raccogliere circolari e ordini del comando della II armata, per ponderarli con occhio critico. Subito invia il colonnello Testa presso il IV corpo e il colonnello Calcagno presso il XXVII, per avere notizie di prima mano. Con tale azione egli scavalca il comando d’armata. Nel frattempo il IV corpo segnala l’avvistamento di numerose bombarde tedesche di grosso calibro fra Sleme e Mrzli e ordina alla sua 50ª divisione di prendere contatto col comando della zona Carnia (XII corpo d’armata). Allo stesso IV corpo affluisce nel frattempo il V alpini, e il VII corpo d’armata, costituito il giorno prima, emana il suo primo ordine. Ma intanto la sua brigata Napoli viene trasferita al XXVII corpo.

Il colonnello Testa ottiene risposte rassicuranti, che riporterà a Cadorna: l’offensiva nemica non traspare da segni appariscenti; quanto a bisogni, il corpo d’armata non ne ha alcuno in particolare, poiché di tutti è stato soddisfatto; morale delle truppe buono, e pochissime le diserzioni. Due anni dopo fra Cavaciocchi e Cadorna si accenderà una polemica educata, ma aspra: Cavaciocchi negherà di aver dato assicurazioni, e quanto ai rinforzi, gli era stato vietato chiederne dal comando d’armata. Risposta di Cadorna: perché mai egli avrebbe inviato il colonnello Testa, se non per sapere là verità?

Dal canto suo al colonnello Calcagno Badoglio manifesta un ottimismo sicuro di sé: non ha bisogno di nulla; gli mandino delle mitragliatrici, se crescono; e i soldati hanno morale elevatissimo; una vena di preoccupazione per costa Raunza, dove stava provvedendo.

Nel pomeriggio Cadorna riceve Capello, giunto da Cormons sfinito e febbricitante (i medici gli hanno prescritto alcuni giorni di riposo lontano dal comando). Cadorna, pure affabilissimo, gli ordina di recedere da ogni idea di controffensiva immediata o posticipata. Poi gli augura una felice convalescenza e lo congeda. La voce che Capello parte in licenza si sparge, ingenerando in molti l’impressione che l’offensiva nemica svanisca nelle prospettive.

Sabato, 20 ottobre 1917.

In una lettera diretta a Capello, Cadorna ribadisce per iscritto e in chiaro italiano quanto gli ha detto il giorno prima: difesa, e solo difesa. Partendo per Padova, Capello raccomanda al suo sempiterno sostituto, Montuori, di ribadire al IV



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