Colori e moda by Lia Luzzatto & Renata Pompas

Colori e moda by Lia Luzzatto & Renata Pompas

autore:Lia Luzzatto & Renata Pompas [Luzzatto, Lia & Pompas, Renata]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Satira: contro ’l lusso donnesco

Or, che diremo della varietà di tanti colori? Veramente in questo le donne tradiscono lor medesime e la propria bellezza. Dice il proverbio: Il liscio de le donne è il color nero. Come? Il simbolo della morte sarà la vita della bellezza? Signor sí, percioché il nero, che è congregativo della vista, abborrendo l’occhio di riguardare in quell’oggetto funesto, tutta l’unisce in rimirare il volto solo; dove che, disgregandosi la vista nella varietà degli altri colori, scapita il volto, che non ha tutto il tributo degli altrui sguardi. Se, dunque, la donna è piú bella vestita a bruno che di colore, saranno gli acquisti delle sue bellezze le perdite dell’altrui vita.

Antisatira

Ch’alla donna fosse poi conveniente l’andar sempre vestita a bruno, io non lo niego, non già per ricever tutti gli sguardi degli amanti nel volto, poiché, s’apena, adorna di quei fregi che con la varietà de’ colori compartono variamente il diletto della vista agli occhi, può resistere con la sua eccellente modestia all’eccessiva sfacciatezza e dissolutezza virile, che farebbe l’infelice se tutti i guardi uniti e raccolti ferissero in lei? Ma ben bisognerebbe che gli abiti nostri fossero sempre di color nero in segno di quella mestizia che ne tiene oppresse per esser sottoposte alla tirannia degli uomini e ai loro indegni caprici.

Ora con buona grazia vostra, signor Buoninsegni voglio far comparir in iscena agli occhi di tutto il mondo gli uomini vestiti all’uso moderno. […] Eccoli con una capigliatura non riccia, ma arricciata, ogni crine della quale sta cosí studiosamente ordinato che meglio nol disporrebbe il pennello d’Apelle. La barba e i mostachi son stati in guisa domati col ferro e col fuoco c’ha bisognato che lascino i moti naturali.

Gli abiti sono tutti lascivia, vanità, e affettazione. Se non basta che siano di felpe, veluti, damaschi, e altri piú sontuosi drappi, si coprono di merli e vi si sottopone una fodra, non men preziosa ma colorata, ch’apparisce in mille luoghi a farsi vedere e a testimoniare che, se vestono di nero, il fanno piú per conformarsi all’uso che perché la vanità del loro cervello non si compiacesse piú della leggerezza di mille colori che della sodezza del nero. Vogliono poi anche che si sappia c’hanno la camiscia di lino finissimo, e perciò ne fanno apparir la maggior parte scoperta da vari tagli a ciò destinati, perché si veda che la portano tutta adorna di punti fiamenghi e di lavorieri in aria. Non mancano le catenelle al collo e i manigli alle mani per contrasegno della loro pazzia. I collari e maneghetti vagliono tesori, ne’ quali per radoppiar la pompa e la spesa si radoppiano gli ordini di merli e s’elegono le piú fine tele che sappia intesser la Fiandra.



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