Conversazioni sulla psicanalisi, la filosofia ed altre urgenze by Ettore Perrella

Conversazioni sulla psicanalisi, la filosofia ed altre urgenze by Ettore Perrella

autore:Ettore Perrella [Perrella, Ettore]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: I Quaderni di Polimnia - 17
editore: Polimnia Digital Editions
pubblicato: 2024-06-14T22:00:00+00:00


LUCA LUPO. Sul fatto che l’accostamento con Kant sia una battuta di spirito sono d’accordo fino a un certo punto, perché in realtà nei testi, soprattutto nel Tempo etico, si parla d’una fondazione trascendentale della psicanalisi, e forse provare a dire che cosa s’intenda a questo proposito potrebbe essere d’aiuto.

ETTORE PERRELLA. Per farlo, tuttavia, dobbiamo entrare maggiormente nel merito, perché solo questo mi consentirà di spiegare perché la psicanalisi e la filosofia sono la stessa cosa. Dobbiamo passare insomma dalla “prima” alla “seconda navigazione”, come diceva Platone, cioè dalla definizione delle parole alla sostanza delle cose.

L’aggettivo “trascendentale”, che avevo usato nell’articolo di cui vi parlavo prima, era preso da Kant, ma naturalmente era riferito anche a Husserl. Se dovessi darmi un’etichetta, potrei usare lo slogan “psicanalisi trascendentale”. Naturalmente è una specie d’ircocervo, perché sostantivo e aggettivo vengono da continenti molto diversi: in Freud non c’è niente di trascendentale, e nella fenomenologia trascendentale c’è ben poco di psicanalitico. Ma, in fondo, ciò di cui mi sono accorto, prima di scrivere quell’articolo, è che la fenomenologia trascendentale aveva le sue premesse molto indietro nel tempo, prima di tutto in Kant, ma poi anche in Cartesio. E di queste due ascendenze Husserl era perfettamente consapevole.

Tuttavia, solo di recente mi sono accorto che le premesse del cogito cartesiano erano in Sant’Agostino, ed ho ricollegato Agostino al platonismo, ed ai suoi sviluppi palamiti. Invece non c’è niente di trascendentale nell’insegnamento universitario attuale – che continua a derivare, nonostante la scienza, da Aristotele e dalla scolastica medioevale.

Sulla “sostanza” di cui parlavo prima mi sono espresso nel Dialogo. La scienza post-galileiana, come Aristotele, produce un sapere generale e non fondato, se non su assiomi indimostrabili. Invece Agostino, come Cartesio e Husserl, fonda la verità sulla necessaria coincidenza nell’individuo del sapere e dell’essere (si fallor sum, in Agostino; cogito ergo sum, in Cartesio). Ora, questa coincidenza dipende dall’atto di pensare, e non dal contenuto di quello che si pensa: per questo, nel Dialogo, parlo dei tre princìpi della scienza: l’ente, la parola e l’atto. Questi tre princìpi sono tre solo perché sono omoipostatici: non può esserci un ente senza un concetto ed un atto, come un concetto senza un ente ed un atto, ed un atto senza un ente e una parola. Ora, il principio della scienza è trascendentale proprio se ed in quanto si manifesta e si fonda nell’atto veritativo ed individuale del pensante.

Per me questo punto era determinante, in quanto era l’unico modo di fondare come una scienza anche la psicanalisi. Ma inoltre era determinante perché dimostrava che l’etica è un principio fondante anche della scienza post-galileiana, che invece sembra accontentarsi di due principi, l’ente ed il concetto, lasciando l’etica alle buone intenzioni degli scienziati.

Vedete quindi che, scrivendo quel breve articolo su Kant, m’ero inoltrato – senz’averne la minima consapevolezza – nel più importante dei problemi dell’epistemologia e della filosofia.



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